Rassegna storica del Risorgimento
BELGIO
anno
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1949
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pagina
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209
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Libri e periodici 209
nobiltà non merita le carrozze e le ha, il poeta le inerita e non le ha; non è affatto esatto dedurne che nna volta che il poeta sia stato accontentato, per ciò stesso siano giustificati i privilegi della nobiltà. Possibile pensare che per il Parini la giustificazione di determinati privilegi dipendesse unicamente dall'essere ammesso a goderne o meno ? E anche se per Io Sciacca ci sarebbe un altro aspetto amorale: sferzare, non adulare la nobiltà (p. 61) nel complesso il Parini esce malconcio dal quadro perchè la sua grandezza è prima che artìstica, morale (non ha scritto De Sanctis che in Parini <c l'uomo è più grande dell'artista ?).
Un altro punto interessante nel libro è dato da una considerazione generale sulla cultura e la politica che suona cosi; a Da noi i movimenti culturali e politici sembrano condannati a restare privilegi di pochi come se una barriera insormontabile divida le classi elevate dal popolo. Qui il discorso sarebbe molto lungo e investirebbe tutto il problema dei rapporti tra cultura e società che è forse alla base di tutto il nostro vivere moderno. E esatto dire che i movimenti culturali e politici da noi (fino al secolo XIX) sono privilegio di pochi; non a causa di una barriera insormontabile, ma proprio perchè quella cultura è a a carattere personale e disgregato, che non refluisce sulla base nazionale per potenziarla, come dice A. Gramsci ne Gli intellettuali e l'organizzazione della cultura (Einaudi 1949). Ma lo Sciacca prosegue a quando per avventura un movimento sembra guadagnare anche la massa, è la massa invece che lo guadagna e Io abbassa al suo livello di piazza o di bottega (p. 44). L'argomento avrebbe dovuto essere trattato più seriamente. Esiste realmente questo problema del rapporto tra élite culturale e massa, ma non nel senso che bisogna guardarsi dall'abbassarsi al livello della massa, ma nel senso che bisogna guardarsi dal chiudersi nella torre d'avorio della pseudo-cultura, badando bene a tenere stretti i contatti tra massa e intellettuali, problema capitale di grandi organizzazioni di data antica (Chiesa) e recente (Comunismo), come acutamente notava Alberto Moravia in un suo recente saggio.
L'ultima osservazione che si può fare sul libro dello Sciacca riguarda l'affermazione che il nazionalismo con le sue degenerazioni imperialistiche e razzistiche sia un effetto del laicismo, ce Involuzione e degenerazione inevitabile (quella da civiltà a razza) conseguenza necessaria del laicismo su cui hi civiltà medesima ha voluto costruirsi a qualunque costo, privandosi di quei concetti filosofici e religiosi di trascendenza, di rivelazione, di soprannaturale, ecc.: i soli che possono salvare i valori spiri tuali e rendere veramente universale una civiltà (p. 258). Anche qui il problema è grosso e forse meritava, una volta affrontato, più che una nota a pie* di pagina. La tesi dello Sciacca non è nuova e si può trovare agevolmente nella recente storiografia italiana e tedesca. Lo storico cattolico Belloc, tanto per fare un esempio, in un lavoro su Richelieu parlava del nazionalismo come di una mistica pagana, sorta appunto a causa del declino del Cristianesimo. Più acutamente forse il Meinccke ha nei suoi due volumi nula or Idea della Ragion di Stato nella Storia moderna individuato nella ragion di stato una delle principali idee, forza della storia moderna che si trova' sempre a cozzare contro le varie dottrine universalistiche (Cristianesimo, Rinascimento, Giusnaturalismo, Illuminismo, ecc.). Per lo storico tedesco, dunque, il nazionalismo che degenera poi in imperialismo è, per usare termini crociani, un eterno momento dello spirito, quello dell'utile o dell'economicità, passato dall'individuo singolo che ha però la possibilità di ispirarsi a un'ideale etica alla collettività che tale possibilità non ha per l'antieroicità degli stati, per la loro ferrea legge di conservazione.
Un filosofo idealista storicista risponderebbe allo Sciacca che, poiché la civiltà moderna si è privata della trascendenza, rivelazione, ecc. vuol dire che non poteva fare altrimenti e quindi l'accasa di a involuzione e degenerazione non ha valore. Ma anche a non voler adoperare tale principio metodologico, corno ai può diro che senza trascendenza e rivelazione e soprannaturale non si possono salvare i valori spirituali e rendere universale una civiltà ? Allora dalla fine del Medio Evo non c'è