Rassegna storica del Risorgimento
BELGIO
anno
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1949
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pagina
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210
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210 Libri e periodici
stata più alcuna civiltà universale uè si sono potuti salvare a i valori spirituali. Certo per uno storico cattolico è arduo poter dare un giudizio equanime sullo svolgimento della civiltà moderna che dall'Umanesimo in poi è essenzialmente laica. Ciò naturalmente non significa affatto che non ci siano correnti di pensiero cattoliche anche di un certo rilievo (mi riferisco in specie alTBOO), ma che è rimasta acquisita per sempre allo spirito umano quella libera ricerca, quella eresia (nel suo significato etimologico) che, lungi dal poter essere condannata, forma la base stessa del pensiero moderno. Tanto è vero che lo stesso Rosmini, definito dallo Sciacca autore del più originale e completo sistema di filosofia cristiana, dopo S. Tommaso ha visto la sua Costituzione e le sue a Cinque piaghe messe all'Indice.
Ma il punto è anche un altro. Il nazionalismo sviluppatosi nell'età moderna nasce dal frantumarsi dell'unità medievale, dal formarsi delle individualità nazionali. Non è quindi un regresso quale implicitamente è definito dallo Sciacca. Certo quando il Concilio di Trento considerava la pluralità delle monarchie come negazione dell'unità di Dio si poneva contro i nazionalismi, ma chi sosterrebbe oggi seriamente questa tesi ?
Complessivamente si ha l'impressione, leggendo il libro dello Sciacca, di trovarsi di fronte ad uno di quei lavori storiografici di tendenza, buoni per una rivalutazione di un aspetto misconosciuto di un periodo, ma assai poco atti a dare un quadro sintetico in cui tutti gli elementi si armonizzino completamente.
Negare la funzione del pensiero cattolico nel Risorgimento è ingiusto ed errato, ma esagerarne la portata, come appunto lo Sciacca e fare del risveglio cattolico a l'anima addirittura del Risorgimento, mi sembra una visione parziale ed unilaterale, come fissare le origini del Romanticismo letterario nel pensiero cattolico significa isolare un elemento dal complesso e porlo artificiosamente come determinante del tutto.
Un'abbondante ed intelligente bibliografia completa l'interessante volume.
GIUSEPPE TALAMO
ANGELA PIETRA, Storia del movimento cattolico liberale; Milano, F. Vallardi, 1948, in 8, pp. 220. S. p.
Non ho la pretesa di aver esaurito l'argomento né d'aver detto cose originali ma piuttosto d'aver aperto un campo di indagini....
Cosi scrive l'autrice e si deve riconoscere che, entro questi limiti, l'opera sua, nel complesso, possa ritenersi riuscita. Lavori storici su questo o quel cattolico liberale si vanno susseguendo con una certa frequenza mentre studi sintetici sono finora mancati: l'autrice tende appunto a fondere i risultati ultimi della storiografia in un unico quadro, ricercando i legami esistenti tra l'una e l'altra figura, tra l'una e l'altra corrente, e tentando accostamenti e raggruppamenti fecondi di sviluppi e di idee. Non sempre la sintesi poggia su di una vasta documentazione; si trascurano in alcuni casi interessantissime fonti apparse negli ultimi anni, recenti studi sui più rappresentativi uomini del movimento: in questi casi e in questi punti il libro rivela hi sua debolezza.
Si tiene conto degli ultimi risultati storiografici riguardo al Tommaseo (Ciam-pmi), all'Azeglio (Ghisalberti), al Montanelli (Rosselli); altre figure invece sono delineate e giudicate non tenendo presenti pubblicazioni recenti che ne modificano e ne arricchiscono la personalità: ricordiamo i volumi del Rinaldi e del Padovani sul pensiero religioso di Gioberti (tra gli studiosi di questo non. appare il nome di Giovanni Gentile), il libro di Passerìn d'Entrèvcs sulla giovinezza di Cesare Balbo, i Carteggi di Bettino Ricasoli curati da Nobili e Caraerani.
La Pietra adopera il tanto discusso termine di cattolicesimo liberale nel suo significato più ampio. In realtà, più che di cattolici liberali, avrebbe potuto parlare di cattolici nazionali, poiché ferma la sua attenzione sugli Italiani del primo ottocento che si professarono cattolici e vollero l'indipendenza della patria. Appunto per la