Rassegna storica del Risorgimento

BELGIO
anno <1949>   pagina <211>
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Libri e periodici 211
larga ospitalità offerta ad uomini che solo con molta approssimazione possono qualifi­carsi cattolici liberali lascia sorpresi l'assenza di un San torre di Santarosa, un Silvio Pellico, un Roberto D'Azeglio, un Gioacchino Ventura.
In un lavoro di sintesi come questo sarebbe stato necessario riferire tutto alla questione fondamentale e vedere uomini e problemi solo in relazione alla questione affrontata; spesso invece la sintesi manca e ci si disperde nello studio analitico delle diverse figure nei loro aspetti, più varii. "Un esempio: in questa sede studiare Massùno D'Azeglio voleva dire studiare l'azione su di Ini esercitata dall'ambiente familiare di ferma intransigenza cattolica, di fede forte e serena, di fedeltà incondizionata al Pontefice; studiare il valore che nella vita di Massimo ebbe la personalità del padre (la vita di lui, scritta dalla moglie e ripubblicata da Omodco, è il miglior documento sull'ambiente familiare in cui Massùno crebbe), la dimestichezza col Manzoni ed i suoi amici, col Balbo. Nelle nove pagine dedicate all'Azeglio si parla invece delle sue vi­cende esteriori e politiche. Anche alcuni accenni ad aspetti interessanti dell'Azeglio si perdono perchè accennati appena e subito' abbandonati, mentre sono tali da illu­minare tutta la corrente cattolico-liberale. i
Legare insieme i corpi se le volontà degli uomini non sono riunite non serve a niente)) (p. 173): è questo il motivo principe del pensiero cattolico liberale, ed è alla base della insoddisfazione di quegli uomini per il modo in cui si andava operando l'unificazione nazionale: per essi il problema vero non era quello dell'unificazione territoriale, ma quello di fare gli Italiani; e gli Italiani ancora da fare, compiaciuti per l'Italia fatta, li considerarono come eterni malcontenti, superati superstiti di un vecchio mondo dalle vecchie idee.
Non si accenna poi qui ad un altro aspetto della mentalità azegliana che costi­tuisce anch'esso un motivo comune ad un forte gruppo di cattolici liberali, forse a tutti i cattolici liberali italiani.eccetto il Gioberti: voglio parlare dell'1 antiromanismo, della condanna e del disprezzo per la Roma pagana e imperialista e soprattutto per le imitazioni banali e insignificanti della religione, dell'arte e della politica di quella Roma. Riconoscere tale motivo in pagine, spesso bellissime, di Santarosa, di Manzoni, di Tommaseo, di Balbo, di Azeglio, vuol dire rendersi conto di quali valori quella corrente intendesse esaltare, quali deprimere, vuol dure scendere al fondo della que­stione, vuol dure ricercare e rintracciare la sostanza, il filo conduttore di tutto il movimento.
Parlando del Tommaseo l'autrice .trascura del tutto l'aspetto sociale del suo pen­siero; eppure per lui, e non solo per lui, il rinnovamento morale non deve dar luogo solo a mutamenti politici ma anche ed in primo luogo alla riforma sociale.
Molto più ricca di quanto qui non appaia è poi la personalità di Cesare Balbo, molto più interessante è il suo pensiero di storico e di teorico, anzi filosofo, della storia. La Pietra si ferma al Balbo tradizionale, al Balbo delle Speranze e del Sommario, al Balbo esclusivamente politico e maniaco dell'indipendenza; ben più complessa è la figura dell'autore dei Pensieri e delle Meditazioni, di colui che volle opporre a quella di Voltaire una visione cristiana del mondo e della storia.
La suddivisione che si ha. nel libro di cattolici liberali piemontesi, lombardi, toscani e meridionali dava speranza di una caratterizzazione di ciascuno di questi gruppi, aventi fisionomie ben definite, tradizioni ben distinte, interessi diversi, di­verso modo di porre ed anche di risolvere gli stessi problemi. Una tale speranza rimane delusa perchè lo sud divisione appare del tutto formale.
Un appunto si può, poi, muovere all'opera nel suo complesso: l'aspetto morale che fu in realtà quello fondamentale del movimento apparo qui a torto come secondario e marginale. L'azione dei cattolici Uberai! volle essere essenzialmente opera di educazione, perchè solo nel rinnovamento interiore operato dalla fede cattolica essi vedevano il fondamento di un radicale rinnovamento sociale e politico; risorgimento nazionale significò per essi rinnovamento morale. FAUSTO PONZI