Rassegna storica del Risorgimento
BELGIO
anno
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1949
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pagina
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213
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Libri e periodici 213
ETTOHE ANCHIERI, Costantinopoli e gli Stretti nella politica russa ed europea dal trattato di QUciUk Kainargi alla Convenzione di Montreux; Afflano, Giuflirè, 1948, in 8, pp. 268. L. 660.
La questione di Costantinopoli e degli Stretti non è tutta la questione d'Oriente, ina ne è il nocciolo: si potrebbe in fondo dire che tutte le manovre nei Balcani ed in Asia Minore, sono manovre avvolgenti, tendenti a prendere di fianco il problema che non si vuole o si può prendere di petto. È partendo da questa considerazione che l'A. si è accinto ad esaminare le vicende di quella singolare zona che è un istmo attraversato da una via acquea, un ponte terrestre fra due continenti e un canale fra due mari (p. 5) a partire dal trattato di Qùciiik Kainargi (il Kutchuk-Kalnardji dei manuali francesi) sino alla Convenzione di Montreux. La data iniziale è scelta ottimamente: è con il trattato del luglio 1774 (di cui l'Ancel aveva ben compreso la portata politica ma non quèDa giudirica) che la vergine casta e puracome con imaginoso linguaggio i Turchi chiamarono nel 1700 il Mar Nero (p. 9) comincia a perdere la purezza e la castità e che da un solo padrone comincia ad averne due in quanto viene riconosciuto alla squadra mercantile russa il diritto di navigazione nel Mar Nero. È un primo passo, ma un passò molto importante, cui seguirà nel 1799 il libero passaggio degli Stretti da parte della flotta da guerra russa, con esclusione delle flotte da guerra di altre potenze. Questo privilegio, strappato in circostanze eccezionali, durante la campagna di Bonaparte in Egitto, non durò a lungo, naturalmente, ma costituì un faro, un punto di arrivo cui tese successivamente la politica di Pietroburgo negli anni seguenti. E questo serrato duello per l'accesso al Mediterraneo da parte russa o di accesso al Max Nero da parte inglese e francese, con inframettenze più o meno lunghe, più o meno efficaci, prussiane, tedesche, austriache, sarde e italiane, l'A. esamina con profonda conoscenza di tutto l'immenso bagaglio documentario esistente sull'argomento, mettendo soprattutto in rilievo, e giustamente, i principi giuridici nuovi che man mano venivano formulati, e che erano la traduzione in termini di diritto internazionale della situazione risultante, momento per momento, daU'equinbrio delle forze in gioco, cbè come giustamente osserva l'A. (p. 8) ad una prima fase austrorussa, mirante a distruggere l'Impero ottomano, seguì una seconda fase, in cui il nocciolo della questione di Oriente si trovò inserito ed intrecciato nella politica generale europea e mediterranea sicché gli ostacoli da vincere non saranno più tanto gli eserciti del decaduto impero ottomano quanto le remore e i veti, a volta appoggiati dalle armi, delle maggiori Potenze d'Europa. E cosi si vedranno le parti talora capovolte: la Russia precipitare dall'apice di Khuukiar Iskelesi all'abisso del trattato di Parigi, dalle allettanti promesse fattele nel 1915-16 all'esclusione della sua partecipazione al trattato di Sèvres; ai vedrà la Russia talora mirante a liquidare l'uomo malato contrastata dagli Inglesi interessati, a mantenere il malato in vita e talora a sua volta tenacemente attaccata al capezzale del morente per farlo vivere contro i tentativi di assassinio da parte inglese e cosi via: riflessi talora di conflitti aventi altrove il loro epicentro di interessi, talora esso stesso epicentro di interessi e causa di lotte diplomatiche e di guerre
aperte.
Questo libro, che a mio avviso costituisce di gran lunga il miglior studio italiano su questa questione, improntato a termini più giuridici che politici (ma non dimentica tuttavia ni la politica nò la diplomazia, che. sa armonizzare coll'ùnpostazionc giuridica) attende un secondo volume che abbracci il periodo 1936-1948, L'A. ce lo promette, nell'Avvertenza (p. 3), insieme con una scelta di documenti essenziali ad una maggior comprensione del testo, ed a noi non resta che sperare ch'egli mantenga la promessa, e presto. FEDERICO CUBATO