Rassegna storica del Risorgimento
BELGIO
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1949
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pagina
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218
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218 Libri e periodici
diesi lamentano nelle opere degli estremisti si ritrovano anche negli scritti degli uomini di centro, ed è tenendo conto di ciò, che queste fonti vanno valutate e utilizzate. I democratici, i repubblicani, i movimenti popolari progressisti come quelli reazionari non sono certo giudicati con serenità dal nostro diarista, pieno di disprezzo per la feccia, il basso popolo, la ciurmaglia e i demagoghi.
Chi, dalla narrazione del Passerini e dalla introduzione e dalle note del Martini, voglia giungere ad un maggiore approfondimento di questo o di quel problema che la lettura gli venga ponendo trova nell'opera della Guidi indicazioni sicure. Padrona della più recente letteratura sull'argomento, conscia del diverso valore di ciascuna opera, attraverso le note, aggiunte a quelle del Martini, e attraverso la bibliografia ella ci pone a contatto con ciò che di vitale è stato scritto sui singoli problemi.
La bibliografia, divisa secondo i diversi argomenti, costituisce un arricchimento di quella di Sergio Canterani ed insieme un invito a studi particolari sopra aspetti di alto interesse finora trascurati. La Gnidi indica, infatti, i recenti studi sulla Costituente e sul Montanelli, e lamenta la mancanza di studi sopra il Movimento piano, cioè sul sorgere, il vigoreggiare e l'estinguersi dell'entusiasmo per Pio IX e sulle forme che esso assunse in Toscana. È indicata, quindi, una serie di fonti utili a chi voglia affrontare quest'indagine; tra esse sono i Carteggi del Bacaseli, che modificano il giudizio di Giovanni Gentile, il quale affermò essere rimasti Ricasoli e Lanibrus cluni estranei all'entusiasmo per Pio LX; anche pél Lanibruschini si deve dare, invece, un diverso giudizio (v.: A. GAMBARO, La riforma religiosa nel carteggio inedito di Raffaello Lam-bruschini, Torino, 1924, voi. H, p. 347). Alle fonti enumerate aggiungerei le Lettere di illustri italiani a Vincenzo Gioberti, Roma, 1937, contenenti missive piene di entusiasmo per il nuovo Papa, di Capponi, Yieusseux, Galeotti e Chiesi. Meno curata è la parte riguardante i moderati e particolarmente i cattolici liberali (si veda, tra gli scritti più recenti, un articolo di J emolo in Belfagor del settembre 1946); dimenticato è anche lo studio di Carlo Di Nola sulla situazione economica della Toscana.
La nuova edizione è fornita anche di un utilissimo indice analitico.
Interesse diverso, nonostante l'identità dell'argomento, presenta la Cronaca del Giusti, e diciamo subito che, per lo storico, l'interesse è minore. Invano cerchiamo in questo scritto lo storico o l'uomo di parte; la preoccupazione massima dell'autore non è quella di comprendere il passato, né quella di dare sfogo alla propria passione, ma quella di creare una deliziosa opera d'arte, di tracciare gustosi quadretti, indimenticabili ritratti, anche se tutto ciò debba mortificare la verità, anche se raramente si vada oltre la superficie dei fatti, anche se sentimenti e passioni perdano, per il sopravvenire della preoccupazione letteraria, molta parte di quella immediatezza, che costituisce la maggiore attrattiva di queste fonti. La preoccupazione tutta letteraria di colorire 11 racconto porta il Giusti a dare particolare risalto ad alcuni uomini, ad accentuare certi contrasti. L'opera rivela, infine, l'assoluta mancanza di senso storico nel ano autore: senso storico che è soprattutto senso delle proporzioni, dell'importanza che, in nno sviluppo, hanno alcuni avvenimenti rispetto ad altri: il Giusti gonfia alcuni aspetti secondari, alcuni episodi minori, e non sente, invece, la complessità di certi fenomeni e di certi movimenti. La restaurazione toscana è vista infatti solo come la conseguenza dell'errore compiuto dal Guerrazzi nel lasciare i Livornesi in Firenze: la causa di quella restaurazione dovrebbe quindi ricercarsi nelle prepotenze dei Livornesi. Tutto ciò non impedisce che la Cronaca costituisca un importante documento storico, specie per ciò che riguarda uomini insigni a lui vicinissimi in quei giorni, oltre che un gioiello letterario cosi come, riprendendo il giudizio del Martini, la considera nella prefazione il Pancrnzi.
L'impostazione del Giunti di Paolo De' Giovanni non è certo tale da soddisfare lo storico perchè ben diverso dal suo è l'interesse ohe muove l'autore di questo volumetto. Il De' Giovanni tende soprattutto a narrare piacevolmente le vicende esteriori della vita del Giusti, vicende alle quali dà unità, quasi filo conduttore, il carattere