Rassegna storica del Risorgimento
BELGIO
anno
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1949
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pagina
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260
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260 Vito dell'Istituto
e disprezzo per lo Chrzauowsky (riflesso di contrasti che risalivano alla campagna di Polonia), disprezzo degli ordini di lui e del dovere militare della sohordinazione ì Disubbidienza sempre colpevole ma di una coloritura morale ben diversa nell'uno e nell'altro caso.
Ora a favore della prima soluzione starebbero: il rapporto dello stesso Ramorino scritto alle ore 21 del 2 marzo a Casatisma e diretto al Generale Maggiore, nel quale egli sembra non dubitare del suo buon diritto di tenere il grosso delle sue truppe sulla destra del Po; le informazioni del Comitato emigrazione di Stradella secondo le quali il nemico (19 marzo) avrebbe concentrato grosse forze a Sant'Angelo e Corteolona, ciò che poteva far temere una mossa verso sud per varcare il Po a Spessa e Pieve Porto Morone, minaccia che potrebbe spiegare a sua volta perchè il Ramorino avesse addensato le sue truppe verso Stradella con un'avanguardia a Castel San Giovanni, di fronte appunto ad un'eventuale direttiva di marcia del nemico; la dichiarazione, infine, di Ramorino al processo: Se io mi trovassi nuovamente in simili circostanze tornerei a fare quello che ho fatto, ossia quello che il buon senso suggerisce di fare in simili casi; io miravo gli austriaci che stavano per piombare nel cuore della mia Patria, in Alessandria.
Se non che sembra proprio qui il punto debole ed il dubbio pia. grave che può destare la difesa del Ramorino: coprire Alessandria ? Ma è ammissibile che il Generale supponesse che il nemico in tal caso avrebbe scelto la via più lunga 1618 km. da Corteolona a Stradella, 60 km. circa da Stradella ad Alessandria per Voghera-Tortona 53* con l'obbligo di varcare il Po di fronte a notevoli truppe piemontesi e conseguente ritardo nella marcia, mentre movendo da Pavia sarebbe stata di non più che 55 km. per Cova, Sannazzaro, Lomello, Valenza, Alessandria ed anche se le mosse fossero partite da Sant'Angelo a Corteolona (altri 20 km.) la marcia sarebbe sempre stata protetta sul fianco sinistro del corso del Po sino a Valenza, attraversato da un solo passaggio sulla VogheraSannazzaro. E comunque resta sempre il fatto, assai grave, che il Ramorino nella giornata del 21 quando ormai era a conoscenza delle vere mosse del nemico e si sentiva tuonare il cannone al di là del Po, non si mosse e non si mosse nemmeno il 22 quando si seppe che tutti i reparti nemici avevano abbandonato Mezzana Corti e si dirigevano su Mortara, inazione deplorata dagli ufficiai' dipendenti, come sappiamo dalla relazione del capitano Dubois, pubblicata, con tutti gli altri documenti, dal nostro Corpo di Stato Maggiore.
Questa inazione colora indubbiamente in modo non simpatico la condotta del Ramorino e solleva, sopra di essa, forti riserve.
Alla esposizione del prof. Vaccari segui una cordiale e viva discussione che consenti di approfondire taluni punti e volle dimostrare in pari tempo, secondo il parere di taluno tra gli intervenuti, che il giudizio di condanna sul generale Ramorino non può ancora dirsi definitivo.
Al termine della riunione e dopo che gli ospiti avevano fatto visita alla settecentesca chiesa del paese, il Sindaco volle offrire loro un gradito rinfresco. Prima della partenza, poi, il prof. Vaccari anche a nome di tutto il gruppo, rivolse un sentito ringraziamento al sig. Lanzarotti per la cordiale ospitalità, che aveva voluto testimoniare la comprensione e l'interesse dei Cavedi per queste manifestazioni ricche di valore culturale e di significato morale.
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PIACENZA. - A conclusione della attività svolta dal Comitato comunale pei le celebrazioni del 1848, venne inaugurato il 30 ottobre 1949, un busto del patriota avvocato Pietro Gioia, animatore del movimento che inserì Piacenza tra le città italiane che, prime, aderirono animosamente alle iniziative del Risorgimento, facendo ad essa conseguire il titolo din Primogenita, per la precorritrice spontanea unione al Piemonte. Nel nome di lui, studioso e uomo di a/.ionc, letterato e giurista, capo