Rassegna storica del Risorgimento

RESOCONTO ; LAVORI
anno <1950>   pagina <17>
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Resoconto dei lavori
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nel 1919 la grande maggioranza di questi accetta il programma democratico cri­stiano non solo nel suo aspetto sociale, ma anche in quello politico.
RENATO Mora. Parla di Pellegrino Rossi deputato al Consiglio generale toscano. (Stampata a pag. 374).
CESARE SPELLANZON. Ricorda l'opposizione del Gallétti al Rossi quando Pio IX pensò di chiamarlo ministro dello Stato pontificio e il progetto di Lega degli Stati italiani.
STEFANO JACINI. Fa osservare la singolare circostanza, per la quale la figura di Pellegrino Rossi appare oggi come quella di un precursore, proprio per quegli stessi motivi che, indipendentemente dal suo indiscusso valore di pensatore e dì uomo di 8tato, lo resero discusso dai contemporanei. Secondo le concezioni del tempo, questo Carrarese che si fa successivamente Svizzero, Francese, Toscano, Ro­mano poteva dar luogo ad incertezze; oggi si considera in lui specialmente un europeo avant la lettre*
CÉSAB VIDAL.Svolge la sua comunicazione su: La II' République et le Royaume de Sardaigne ere 1849. (Stampata a pag. 505).
TERZA SEZIONE Presiede il prof. PIERO PIERI
ENRICO LIBURDI. Legge la sua comunicazione: Il commissariato straordinario di Felice Ordini/ in provincia d'Ascoli nel 1849. (Stampata a pag. 198).
GINO MACRELLI. Desidera esprimere i suoi rallegramenti al prof. Liburdi per aver reso noto uno degli aspetti più ignorati della attività del patriota romagnolo: la regolarità e la onestà della gestione amministrativa e contabile della compagnia di militari alle sue dipendenze.
PIERO ZAMA. Riferisce su La Repubblica Romana in Romagna, (Stampata a pag, 531).
Cmo -MACRELLI. Come cultore di Storia del Risorgimento, ma soprattutto come Romagnolo, desidera fare alcune osservazioni alla relazione del prof. Zama.
H prof. Zama si è. limitato ad esaminare soltanto il periodo che va dal 9 feb­braio al 19 maggio 184-9. Egli avrebbe preferito invece che fosse risalito ad epoca più lontana o almeno al periodo che va dal 1821 al 1848, per dimostrare anche che non fu Roma a determinare la situazione creatasi in Romagna nel 1849. La Ro­magna, per la sua tradizione, per le idee dei suoi cittadini, per i moti già scoppiati in varie epoche e in varie località, era preparata e matura per i nuovi eventi.
Avrebbe desiderato anche che il prof. Zama avesse parlato del contributo dato dalla Romagna in quel periodo storico attraverso i suoi figli migliori, come Aurelio Saffi, Triumviro delia Repubblica romana, Giovila Lazzaróni, ministro della giustizia, il conte Manzoni, ministro delle Finanze e tanti altri.
Concorda nella necessità di studiare gli archivi, soprattutto dei piccoli comuni, per trarne i documenti indispensabili a segnalare la condotta di cittadini e di autorità.