Rassegna storica del Risorgimento
RESOCONTO ; LAVORI
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1950
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Resoconto dei lavori
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SECONDA SEZIONE Presiede il prof. FRANCO VAL SECCHI
CESARE SPELLANZON. Legge la comunicazione: Francia e Gran Bretagna in Sicilia nel 1848 e reiezione del nuovo re dell'Isola. (Stampata a pag. 465).
GAETANO FALZONE. Riferisce sulle esplorazioni fatte negli archivi francesi durante 1 estate e chiarisce vari punti della comunicazione, integrandola con notizie nuove, ma solo limitatamente all'atteggiamento francese, sostenendo che non vi fu nel Governo francese un piano preordinato circa le candidature al trono di Sicilia; solo successivamente si delinea la politica francese nei riguardi dell'Isola.
PIERO PIERI. Riferisce sul tema: Il generale Chrzanowski e la mancala difesa del Rantorino alla Cava. (Stampata a pag. 399).
DONATO SCIOSCIOLI. Osserva che l'episodio del Ramorino fu l'ultimo atto di un dramma che incominciò nel 1848 e che condusse al disastro .della nazione. Il Kamorino mancò all'appuntamento non per disubbidienza, ma per ragioni superiori. Il responsabile fu il capo dello Stato, Carlo Alberto, che voleva una rivincita ad ogni costo e il Gioberti che sollecitava una immediata ripresa della guerra per prevenire Mazzini che andava preparando per la primavera un'azione repubblicana in grande stile. Carlo Alberto affidò così il comando supremo di una guerra italiana a chi non aveva saputo difendere il suo paese. Il generale polacco era rivale del Ramori no : si erano conosciuti nelle guerre di Polonia, e lo liquidò subito, affidandogli un compito difficilissimo con mezzi insufficienti: una divisione ridotta di numero e composta di reclute e di soldati veterani non abili alle fatiche di guerra e per giunta demoralizzati dalla sconfitta dell'anno precedente. Fu dunque la sua fucilazione un assassinio e non un atto di giustizia: egli fu un capro espiatorio di Carlo Alberto.
PRESIDENTE. Desidera fare alcune brevi osservazioni di metodo. L'acuta e serrata relazione del prof. Pieri precisa, insieme agli elementi tecnici di carattere militare, le considerazioni politiche che hanno influito sulla condotta del comando piemontese. La discussione, come viene ora ad impostarsi, deduce da queste premesse le conclusioni sul cosiddetto problema delle responsabilità .
Non ritiene, anzitutto, che le premesse autorizzino le conclusioni. La presenza del fattore politico in una decisione militare è la necessaria manifestazione dell'unità del fatto storico, che non può essere artificiosamente sezionato in compartimenti stagni. La condanna dei dissensi e dei contrasti che dividono gli Italiani nel 1848 e nel 1849, con i consueti rimproveri alla parte conservatrice o democratica, in nome di presupposti patriottici o moralistici, non costituisce un giudizio storico* polche equivale alla negazione della legittimità storica della lotta politica.
Non esiste un problema delle responsabilità, inteso su questo piano. La più avveduta critica ha già sgombrato il terreno da simili deformazioni a proposito dell'analoga impostazione pef la guerra 1914-18. La misura della storia non è la polemica né l'apologia, la condanna né la riabilitazione, bensì la comprensione e la spiegazione della dialettica delle forze in atto. Ridotto nei suoi termini storici,