Rassegna storica del Risorgimento
DURANDO ; NOTE ; 1848
anno
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1950
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pagina
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31
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Alcune note sui j'rateili Durando netta campagna del 1848 31
giudicava diversamente, e rimaneva sereno in tanto scatenarsi di passioni e di accuse, a Malgrado di questi errori, egli scrìve, io non divido menomamente l'opinione di taluni sul conto di Chrzano wsky; egli è un uomo di vaglia e nessunissimo di noi piemontesi potrebbe essergli con frutto sostituito dopo la morte di Perroue. Non so cosa ne pensi il ministero, ma se vi è perìcolo di guerra* il meglio che può fare è di conservarlo e di ascoltarne i consigli. E prosegue lamentando che non sempre siano stati ascoltati i consigli di lui, rampogna il generale Bava, che solito a misurare gli uomini a piedi cubi pose tutto in ridicolo. In fine trova le cause della disfatta nel Gabinetto dei Ministri non nel tradimento, non nella pavidità degli ufficiali, ma nella mancanza di quadri, neU organizzazione improvvisata al momento di entrare in campagna, nell'assenza di affiatamento tra ufficiali e truppa, nella impreparazione delle reclute, ecc.
Non può fare a meno di recriminare come da parte dei giornali si continui a parlare di guerra, quando ciò è assolutamente impossibile, specie dacché esiste quello sbandamento inevitabile dopo la sconfitta È la voce di un galantuomo, in tanto anfanarsi nella ricerca ad ogni costo di un capro espiatorio; la voce serena e non offuscata di un patriota, che al di sopra delle preoccupazioni personali guarda addentro alla realtà per trarne utili ammaestramenti.
II fratello Giacomo non aveva avuto alcun comando effettivo, perchè tormentato da qualche acciacco, e partecipò alla campagna come aiutante del re, rimanendo a fianco di lui anche nei momenti più disperati, fino alla abdicazione.
Questa fu determinata non soltanto dalla disastrosa battaglia combattuta quel giorno, ma anche dalle precedenti circostanze. Il re era stato profondamente colpito il giorno 20, quando verso le ore 23 in Trecate, gli era stato comunicato l'enorme inaspettato fallo del Ramorino; ma fu addirittura atterrito, dice il Cibrario, *) quando dopo la mezzanotte, mentre era coricato sul nudo terreno in mezzo alla brigata Savoia, gli fu portato l'annuncio dell'infelice fatto di Mortara. Quel mattino camminò solo in testa al suo corteggio, non volle nessuno al fianco, non interrogò nessuno, non proferì parola. Quando qualcuno del seguito, spingendo al fianco del re il cavallo, tentò rompere quel mutismo ostinato con qualche discreta domanda, o non ottenne risposta o questa era laconica e quasi impercettibile.
S'intese più volte il re esclamare: ce c'est fini pour moi I e anche ce il y aura une butaille avant d'arrìver à Turin, et puis on forala paix 2).
La mattina della battagha era tranquillo, segno evidente che oramai egli aveva preso una decisione definitiva. E tale si mantenne anche durante i momenti più critici della lotta, spingendosi dove maggiore erano la mischia e il pericolo, desideroso di farla finita
ce Lasciatemi morire, questo è il mio ultimo giorno diceva al generale Giacomo Durando, che cercava con dolce violenza di allontanarlo dal grave perìcolo che correva, e che gli fu sempre vicino con devoto affetto.
E veniamo alla scena culminante e cioè all'abdicazione, quale risulta dalle carte del Durando. Era già notte quando Carlo Alberto si.ritirò in Novara nel Palazzo Bellini
rì L. CIBRARIO; Notizie sulla vita di Carlo Alberto iniziatore e martire dell'indipendenza d'Italia, Torino, Tip. Eredi Botta, 1861, p. 130 e segg.
2) Cario Cadorna, rappresentante del ministero al quartier generale di Carlo Alberto e quindi testimone sicuro dei fatti, afferma che il re la mattina del 23 marzo nutriva fiducia sul felice esito della battaglia e già faceva pronostici per proseguire in Lombardia. Quindi dichiara falsa la f raserà il y aura une bataille etc. Da un articolo di C. CADORNA SU II Risorgimento del 24 aprile 1850, n. 718.