Rassegna storica del Risorgimento

DURANDO ; NOTE ; 1848
anno <1950>   pagina <32>
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32 Alessandro Aspesi
per le supreme decisioni. Il generale Cossato, mandato al campo nemico per trat­tare un armistizio, dopo poco ritornava con condizioni cosi gravi, che non era possibile accettare senza pericolose conseguenze. Allora il re convocò a sé i generali Chrzanowsky e Giacomo Durando, il ministro Carlo Cadorna e lo stesso generale Cossato per consul­tarli sul da farà. Quando vide che ogni possibilità di salvezza era svanita, dichiarò: Ho deciso di abdicare; la mia risoluzione è irrevocabile*
Un'ora dopo avveniva il secondo e decisivo colloquio.
Chi erano i presenti? Il Cibrario nel suo volume: a Bicordi d'una missione, *) ecc. riporta una lunghissima lettera che egli afferma essergli stata scritta: da un illustre personaggio, che quasi mai non si spiccò dal fianco del zen in quel giorno e nel quale qualche storico vide adombrato il generale Giacomo Durando.2)
In questa lettera è detto testualmente: a non tardavano a giungere i due principi e tosto entrarono dal re; poco stante ordinò di introdurre le altre persone sopra indi cate, ma fece sospendere quando intese non essere ancora giunti i generali Durando e Bes; dopo qualche tempo non comparendo questi, si fecero entrare i presenti. Crono al cospetto di S. M. i due reali Principi, il ministro Cadorna, il generale maggiore Chr­zanowsky, il suo capo dello Stato Maggiore generale Alessandro della Mormora, il capo dello stato maggiore in seconda, generale Cossato, il generale Giacomo Durando aiu­tante di campo di S. M. e il marchese della Mormora primo aiutante di campo della M. S., trattenutovi per ordine del re dato al momento che stava ritirandosi dopo di aver introdotto quei signori; non panni fosse fra gli astanti il comandante militare di Novara, generale Morelli, ma non potrei affermarlo . Lo scrivente della lettera dimenticava il conte Di Robilant. Carlo Cadorna nelle carte inedite lasciate al Museo di Novara, descrivendo i presenti, dimenticava Alessandro La Mormora. Lo stesso Cadorna suc­cessivamente nell'opuscolo: Lettera sta fatti di Novara del marzo 1849,3) ne dimenti­cava ben tre e cioè: il Di Robilant, il generale Durando e il generale Cossato.
Come si vede gli stessi partecipanti non sono concordi sul numero degli interve­nuti al gran rifiuto, anche nelle narrazioni di poco postume al fatto. Nel 1879 volendo Novara erigere un monumento a Vittorio Emanuele II, si desiderava che un basso­rilievo del piedistallo raffigurasse la scena dell'abdicazione del re Carlo Alberto. Lo scultore Ambrogio Borghi di Nova di Monza,4) designato a scolpire il monumento, volle attenersi il più possibile alla verità storica, e a questo scopo si rivolse al sindaco perchè gli facesse pervenire i ritratti dei partecipanti alla scena, possibilmente colle fisonomie del tempo.
Carlo Negroni, allora sindaco di Novara, ne scrisse a Carlo Cadorna, che insieme a Giacomo Durando,5) erano gli unici superstiti dell'importantissimo avvenimento.
') L. CIBRAIUO, Ricordi d'una missione in Portogallo al re Carlo Alberto, Torino, Dalla Stamperia reale, 1850, p. 247.
2) A. MONTI, La giovinézza di Vittorio Emanuele II, Milano, Mondadori, p. 236. V. anche gli appunti autobiografici del Durando stesso pubblicati da A. Broflerio in G. D., Torino, U. T. E., 1862, p. 66, in cui è detto testualmente: io non mi separai mai un momento dal'fianco del re.
3) Roma, Tip. Eredi Botta, 1889.
*) N. 1848, M, 1887; scolpi un altro monumento a Vittorio Emanuele per Verona.
5) E non Giovanni come erroneamente scrive A. VIGLIO in Memorie novaresi d'ogni secolo, Novara, ed. Cattaneo", 1930, pp. 289 e 290.