Rassegna storica del Risorgimento

MAZZINI GIUSEPPE ; GIORNALISMO
anno <1950>   pagina <47>
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Dati sulla tiratura e la diffusione, ecc. 47
fatto che la grande massa della popolazione italiana per via, in ispecie, del suo insufficiente livello di istruzione si manteneva, se non proprio del tutto estranea, ai margini certo della vita politica del Paese. Il giornale non rientrava affatto nel novero delle quotidiane esigenze del grosso pùbblico, ma si rivolgeva solo ad un complesso molto limitato di lettori. Questi, d'altro lato, erano nel loro insieme indubbiamente orientati verso obbiettivi politici se non sempre divergenti certo almeno non concordanti con molta frequenza con quelli rivoluzionariamente pro­spettati da Mazzini e dai suoi seguaci.
La conseguenza logica di tutta questa situazione era per ciò che interessa ai fini della presente indagine che la stampa mazziniana non poteva fare asse­gnamento su una massa molto vasta di lettori costanti e fedeli perchè convinti della bontà delle idee da essa patrocinate. Ed infatti il numero degli abbonati ai periodici mazziniani e, si ripete, questo è l'elemento base su cui commisurarne la tiratura fu sempre assai limitato.
Scarsi furono cosi già si è ricordato i lettori acquisiti attraverso una regolare associazione a L'Indicatore livornese. Ne è prova l'amarezza con la quale sul numero dell'8 febbraio 1830 si esprime il Guerrazzi annunciando la so­spensione delle pubblicazioni per una settimana: In questo tempo precisava quelli fra i signori associati che volessero ritirare la propria firma per la nuova annata sono invitati a compiacersi di farne pervenire avviso-. Se il numero delle disdette impedirà la prosecuzione del giornale, lo straniero che deride le noétre istituzioni godrà dei suoi presagi avverati . Purtroppo questa prospettata eventua­lità fu proprio quella che ebbe a verificarsi, e il numero dell'8 febbraio 1830 fu l'ultimo de L'Indicatore livornese, dimostrando che meno che pochi erano rimasti ad esso gli abbonati.
Ma se malagevole è dare precisazioni circa periodici che vedevano la luce con tutti i crismi legali, tanto più. difficile è voler anche approssimativamente indicare la tiratura dei giornali mazziniani la cui diffusione in Italia doveva effettuarsi clandestinamente. Manca allora, come è ovvio, anche questo dato fondamentale degli abbonati per avanzare un'ipotesi che si possa con qualche fondatezza ritenere vicina al vero. Anche però in tali casi, quando non ci si possa valere di elementi di valutazione indiretti quale, ad esempio, l'ammontare delle spese richieste dalla pubblicazione di ogni singolo numero del periodico sta sempre ad escludere la possibilità di un'elevata tiratura degli organi di stampa mazziniani la costante onorata povertà delle loro amministrazioni, cui invano si cercava di sopperire con ogni possibile accorgimento, dalla entusiastica dedizione dei redattori alle offerte più o meno generose dei lettori. L'irregolarità stessa con cui tali giornali compa­rivano (e questo è il caso, ad esempio, de La Giovine Italia, pubblicata, come è noto, nel 18324(4 a Marsiglia) è una riprova delle difficoltà finanziarie in cui si dibatteva la stampa mazziniana e, al tempo stesso, un fattore da cui dedursi, una volta di più, la pratica impossibilità che gli organi di essa potessero mai raggiun­gere una cospicua tiratura.
Ma si considerino anche casi in cui il giornale mazziniano abbia avuto una base finanziaria più salda, e si constaterà ancoro che, malgrado tutto, la tiratura lasciava sempre a desiderare. Cosi il bisettimanale La Jeune Suisse, pubblicato a Bienne tra il luglio 1835 e lo stesso mese del successivo 1836 presso una tipografìa