Rassegna storica del Risorgimento
MAZZINI GIUSEPPE ; GIORNALISMO
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1950
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Leonida Balestreri
quasi come un qualche cosa di donchisciottesco. In fatto, però, la tiratura del quotidiano mazziniano genovese era superiore a quella sopra citata: lo stesso Cavour, in evidente contraddizione con se stesso, parla altrove non più di 200, ma bensì dì 300 abbonati. *) La differenza non è molta, ma è tanta quanto basta per dare motivo a considerare da un punto di vista meno sconfortante la situazione della tiratura del giornale: essa constata infatti giustamente Leona Ravenna2) era certo superiore a quella data dal Cavour (e non è detto che egli slesso la ritenesse esatta) perchè, oltre al gruppo, non scarso, dei lettori di Genova, c*era quello della provincia e d'oltre confini da accontentare. E tale osservazione va considerata appieno esatta solo che si tengano presenti le parole in data 8 settembre 1858 rivolte da Mazzini stesso a Filippo Bettini per lamentare la fine de L'Italia del popolo, fine che, essendo Genova nostra d'opinione, rappresenta una vera disfatta, tanto più vergognosa che il giornale non scemando, anzi aumentando la vendita, presentava tutta probabilità di riuscita, purché s'estinguessero, con una energica determinazione, i debiti arretrati.3)
Certo è che la convinzione di Mazzini che gli organi di stampa del movimento repubblicano potessero avere un soddisfacente seguito di lettori non doveva essere soltanto un'affermazione illusoria, pronunciata ai fini unicamente della propaganda. Ne è prova il fatto che non erano trascorsi che pochi giorni dalla fine a Genova de L'Italia del popolo che a Londra egli dava il via ad una nuova pubblicazione periodica, Pensiero ed Azione, già da tempo da lui progettata,4) e costituita da fascicoli quindicinali di sedici pagine ciascuno, offerti al pubblico al prezzo di sci pence.
Poco agevole è anche in questo caso cercare di determinare la tiratura che la rivista aveva: ma se oltre il suo prezzo di vendita si ricorda che durante il periodo in cui essa veniva stampata a Londra s) ogni numero per la sola pubblica* ?ione costava quindici lire sterline, *) non si deve essere lontani dal vero se si avanza l'ipotesi che, poco più poco meno,, ai trattasse di un migliaio di copie. Forse tale cifra ebbe in seguito anche un qualche aumento, quando, dopo una breve sospensione, il foglio aumentò la periodicità che divenne infatti trimestrale riducendo peraltro il numero complessivo mensile delle pagine da 32 a 24.
Come in genere per tutti i periodici mazziniani, che per forza di cose dovevano cercare una parte cospicua dei loro lettori tra gli italiani esuli per il mondo, anche la diffusione di Pensiero ed azione dovette essere geograficamente assai vasta,
*) CHIALA, op. citn voi. H, p. 473, lettera al Villamarina. *) RAVENNA, op. cit., p. 166, nota 2.
3) Cfr. Catalogo Museo Risorgimento Genova, parte I, p. 17. Con ancora maggiore veemenza, dalle colonne di Pensiero ed Azione del 15 settembre 1858, Mazzini contesta che L'Italia del Popolo sia perita per mancanza di fondi e di lettori, dichiarando invece che essa fu virtualmente soppressa con una persecuzione della quale non v'ha esempio nella storia della stampa , persecuzione manifestatasi con infiniti sequestri, arresti dei gerenti, oltre che con la condanna del direttore Savi.
4) Cfr. la lettera indirizzata al Rcmorino in data 8 luglio 1858, in Epistolario, voi. XXXVI, p. 61.
*) I primi 23 numeri di Pensiero ed Azione uscirono infatti da tipografie della capitale britannica, mentre i successivi sino al 36, pur portando la stessa indica zionc, videro la luce a Lugano, e gli ultimi tre dal 37 al 39 furono invece stampati a Genova dalla tipografia Ponthenìer. Cfr. al proposito RAVENNA, p. 180, nota 1.
6) Epistolario, voL XXXVL p. 186, lettera del 17 settembre 1858 a L. Pianciani,