Rassegna storica del Risorgimento

1848-1849 ; GENOVA
anno <1950>   pagina <72>
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Carlo Bandi di Vesme
Prolago del 1821, aveva partecipato alle lotte intestine del Messico, facendosi onore; poi si era ritirato a New York assimilando i principi della democrazia nord americana: ed è ciò che lo differenzia da Garibaldi, con cui psicologicamente La molti punti di contatto: non per nulla fu colui die lo rivelò all'Italia.
Ritornato in patria era nativo di Chicri vedeva con simpatia Gioberti e frequentava il circolo della Confederazione Italiana: ma sospirava soprattutto un incarico che gli permettesse di combattere. Ti ministero Pinelli lo tiene a lungo inoperoso: l'avvento di Gioberti a dicembre lo trattiene dal ripartire. I suoi senti­menti verso Carlo Alberto sono quelli di molti altri profughi del 1821: Purché sì mostri costante e sincero a prò della patria, Bono pronto a perdonargli la lunga crudeltà. Il 20 gennaio è nominalo vice comandante della Guardia Nazionale a Genova per interessamento di Rattazzi. Il 26 gennaio scrive: quando sarò in carica io sono risoluto di fare rispettare le leggi, ed impedire che non si venga con queste pazzie [allude alle dimostrazioni del 23 gennaio] a disturbare l'azione del governo . L'8 febbraio arringa gli artiglieri civici che gridano Viva la costituente e li persuade a desistere: e aggiunge spero che potrò far tacere questi moti .*)
Di fronte alle manifestazioni in favore della costituente Montanelli, vuole evi­tare un urto col popolo, da cui è uscito; opina che per vincere occorre che la nazione si sollevi in massa, e che questo non si può ottenere se non interessandola con la pia ampia libertà: risolve di occuparsi solo della sua Guardia Nazionale.
Non è però favorevole agli avvenimenti di Roma e Firenze: sono opera di un picciol numero d'uomini del partito estremo, che hanno oltrepassato i confini della prudenza: e non ci vedo che grandi mali in avvenire: quasi impossibile la repubblica per adesso . Sono casi particolari, giustificati dall'abbandono dei prin­cipi : qui dobbiamo ad ogni costo sostenerci nell'attuale, regime .
Ma, ed è qui il punto essenziale, vorrebbe un accordo fra il Piemonte e il gruppo romano-toscano contro gli Austriaci: questo rimprovera al governo di Torino di non attuare; disapprova i progetti di Gioberti* che chiama momentanee aberra zioni di quell'ottimo abate. Queste idee lo avvicinano al Reta e spiegano il suo successivo atteggiamento.
Il triumvirato toscano vuol nominarlo capo delle truppe locali: l'Avezzana rifiuta e la cosa risaputa gli vale il 24 febbraio la promozione a comandante generale della Guardia Nazionale di Genova.
Tali erano le condizioni spirituali e materiali di Genova quando si diffonde in Piemonte la notizia dell'armistizio di Novara. II parlamento subalpino vorrebbe non riconoscerlo: ma il popolo di Torino e specialmente la Guardia Nazionale tumul­tuano: i deputati rappresentavano l'opinione pubblica delle città minori, Casale, Alessandria e Genova ; ma erano in disaccordo con l'ambiente della capitale favore­vole al Gioberti e ai suoi progetti.2)
i) D'ALIA, op, cit., Ictt. al fratello del 26 gennaio e 7 febbraio 1849; cfr. pure la biografia del DE AGOSTINI sul Censore, 23 aprile 1849.
2) cfr. la dichiarazione per la ripresa della guerra di 53 deputati in La Con­cordia 30 marzo 1849: inoltre: letU Giuseppe Ricci a Vincenzo 28 marzo 1849 in CAUTE RICCI; BROFFERJO, op. cit., p. 808.
A torto si trascurano gli opuscoli, per allora spesso più importanti dei giornali. Due tesi opposte in: ANONIMO, / misteri della catastrofe di Novara, Torino, 1849, democratico; ANONIMO, Nascita, vita e morte del Ministero Rattazzi, Torino, 1849, conservatore.