Rassegna storica del Risorgimento

1848-1849 ; GENOVA
anno <1950>   pagina <77>
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Genova dal luglio 1848 all'aprile 1849, ecc. 11
consumo di munizioni 60.000 colpi in poche ore - e dallo sbandamento delle truppe, tra le quali uniche sicure erano i carabinieri e le guardie.
Ma dal complesso dei numerosissimi documenti appare chiaro che il generale piemontese cedette soprattutto perchè impressionato dalle lettere del sindaco Pro­fumo, dell'Avezzana e del Reta, che minacciavano irreparabile il distacco della Liguria dal Piemonte, e mosso dalla convinzione che il moto era avvenuto più per voci sparse che per ragioni profonde. I) L'artìcolo VI della resa che parla del­l'inalterata unione con il Piemonte non costituiva una semplice frase, ma rispeo chiava veramente un formale impegno del Reta e dell'Avezzana, ed uno stato d'animo della maggioranza.
Il De Asarta è uno di quegli uomini oscuri, da cui nelle ore difficili dipende la sorte del paese: felice la Nazione se novera allora nel suo seno uomini onesti e di cuore! Egli si rende conto della situazione: gli atti rivoluzionari sono opera di un nucleo audace; l'arresto del generale Ferretti è compiuto da uno studente, il Destephanis, amico di Goffredo Mameli, con un gruppo di scaricatori del porto. La scorribanda notturna nell'abitazione del sindaco Profumo è opera dell'Albertina, suo nemico personale; l'invasione dell'Arsenale è promossa dal Pellegrini e dal Borsino, capitano marittimo e anch'esso noto mazziniano. Per i repubblicani si tratta di un'azione già preventivata dal dicembre, sospesa solo per l'avvento del Gioberti, ma segretamente proseguita da allora, con la richiesta dei forti e con la fabbricazione di cartucce; ma la repressione è difficile perche, come scrive il De Asarta Molte persone di buona fede e colte prendevano parte al movimento nella ferma certezza non già di ribellarsi al legittimo Sovrano, ma bensì di impedire l'occupazione per parte degli austriaci dei forti di Genova. Ero preoccupato perciò di evitare spargimenti di sangue ed odi . 2)
L'aggressione all'Arsenale mette dalla parte del torto, anche agli occhi di molti Genovesi, gli insorti, benché facessero credere die il La Marmora fosse incaricato di rimettere i forti al Radetzski.
Si era fermamente convinti a Genova, e le lettere dell'intendente Farcito lo documentano, che Novara non avesse affatto costituito ima battaglia decisiva, e che il partito retrivo manovrasse a Torino per porre fine alla guerra senza necessità: il precedente dell'armistizio Solasco non era stato dimenticato. 3)
Il gesto compiuto stabiliva però una connivenza fra la Città ed i repubblicani ; la carta era giocata: da allora il moto assume caratteristiche più precise, ma nello stesso tempo più limitate.
Gli antecedenti trascinano: il Triumvirato si trasforma in Governo Provvisorio della Liguria: i negozianti abbattono le insegne di Sardegna, per soddisfare gli
*) Lettera Profumo al De Asarta, 2 aprile 1849; lettera Reta al De Asarta, stessa data: Si è fatto fuoco contro i Genovesi e non si è combattuto gli Austriaci; consegnate i Forti e garantisco l'unione con il Piemonte. Àncmvio STATO TORINO, Avvenimenti politici e militari, 1849. Cfr. documenti allegati dall'Alizeri, p. 210, in particolare il proclama Farcito e quello Avezzana del 26 marzo 1849, da cui risulta che nessuno riteneva decisiva la battaglia di Novara. Anche posteriormente sì ebbero polemiche per il libro del l'romis al riguardo. Cfr. pure il Corriere Mercantile La generosa parola della Camera non giunse inaspettata fra noi (27 marzo 1849).
2) Relazione De Asarta, 7 aprile 1849, in Gabinetto Ministero Interno 1849, n. 2.
3) Relazione Alizeri, documenti allegati, p. 210 e sgg.; proclami Farcito ed Avezzana del 26 marno 1849.