Rassegna storica del Risorgimento

CAMPI GIUSEPPE ; GIANNONE PIETRO
anno <1917>   pagina <798>
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9. CanoaesH
miseria uno dei suoi più cari figliuoli. Dì ciò vi pregano il Van- nuoci, il Peretti, il Campi ed il vostro affezionatissimo 8, Savini. P. S. Certo accetterebbe anche una scuola d'umane lettere o di francese in un collegio.
Il Giannone, il quale ignorava che il Peretti, il Campi ed altri pen­sassero a procurargli aiuto, decideva di lasciare di nuovo l'Italia e da Genova si recava a Torino, ospite del Savini, donde sarebbe parlato: 1 per Parigi. Infatti il Savini alla fine di ottobre faceva sapere al Campi: Alle ore 6 circa poi venite a casa mia (Via Lagrangen. , p. 4), prófih~ derete il caffè col buon Giannone. Facciamogli questa improvvisata, e ei ripartirà subito dopo .
All'interessamento dunque del Campi fa accenno il Giannone nella lettera del 14 (manca l'indicazione del mese, ma è da rite­nersi del gennaio) 1861, e di lui dopo qualche anno serba il miglior ricordo di gratitudine. S'augura il meglio per le sorti dell'Italia, al­ludendo all'esempio offerto da Garibaldi e dai suoi, e invia all'umico due sonetti. L'uno suona sdegno e rampogna per Napoleone III. che dopo il vanto d'avere dal sonno desta l'Italia, le suscitava contro ostacoli, esponendola ad una probabile tempesta nordica ; l'altro, scritto forse nel '48, incitamento all'unità e alla concordia della patria, giacché il poeta era rattristato dallo scisma degli animi e delle parti.
LÈTTERA IT.
14 [gennaio] del 'GÌ. Caro il mio Campi,
Non ti faccia maraviglia il ricevere una mia lettera, la prima dopo due anni e più. che ci siani visti l'ultima volta a Torino. Da quel tempo non ho più avuto un'ora di bene, e sono stato pia morto che vivo, percosso da ma­lattie che succedevansi l'una all'altra e quasi senza interruzione. Ho dovuto rinunziare ad ogni occupazione, costretto come sono a non uscire se non raris­simamente di casa., e senza la pensione assegnatami, non ;s< come avrei! ijgo-; tato tirare innanzi. Non per questo ho cessato mal di pensare a te, che per bontà d'intelletto e di cuore non cedi a nessuno dei pochi veri amici che mi rimangono : e sappi anzi che la tua memoria è un balsamo per la povera anima mia, a cui le male esperienze e l'età hanno rapito le più care illusioni.. Non mi sono uscite mai di mente le fraterne offerte che tu mi hai fatte con tanta semplicità ed abbandono, ed anche non profittandone,, te ne: sono stato e te ne sono gratissimo, perchè prova manifesta del tuo affetto per me ; per me il quale non aveva altro merito lece che quello d'amarli e stimarti aitar
mente pel tuo valore ?
Ho chiesto molte volte di te, ina o non m'hanno risposto, o mi han detto di non saperne. Forse per quella cattiva fortuna che mi ha sempre awer*