Rassegna storica del Risorgimento

GUARDIA CIVICA
anno <1950>   pagina <432>
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Emilio Re
Essa è lina formazione volontaria che s'allarga ai confini del Pi oliera città, divisa com'è secondo i rioni della medesima, e die si recluta fra graduati e comuni da tutte le classi, ma particolarmente da una, quella che era destinata a divenire protagonista attiva degli avvenimenti del secolo: la classe borghese.
Questo è il significato, il carattere potenziale, forse fin qui non sufficientemente rilevato, della Guardia Civica: questo vorrei dire il suo peccato originale ch'essa si trascina poi sempre dietro e che dipende appunto dal momento in cui è stata istituita.
Naturalmente in circa mezzo secolo di vita la Guardia Civica è passata a traverso varie incarnazioni e anche denominazioni diverse. Si chiamerà Nazionale durante la Repubblica del '98, Imperiale sotto Napoleone e anche, per breve tempo, Pontificia,
Pio VII la ricostituirà al suo ritorno; Gregorio XVI, dopo i moti del 1831. tenterà di galvanizzarla e di farne, qui a Roma, perfino un sostegno del Trono e dell'Altare.
È il tempo che il reclutamento ricade, di preferenza, soprattutto sui bottegai, preoccupati dell'effetto dei moti rivoluzionari sui loro commerci: è il tempo che la Musa del Belli lancia i suoi strali col famoso sonetto: Er Civico de corata.
Ma passeranno appena quindici anni, ed in quel corpo mal vivo, ch'era ormai la Guardia Civica, passa un brivido di vita nuova. Da strumento di governo essa è ora divenuta apice delle aspirazioni del popolo e come tale finalmente concessa dal nuovo Pontefice. Essa e ora l'idolo della città, che corre in folla a iscriversi nelle sue fila; e quando le sue legioni passano per le strade dei vari rioni nelle nuove divise, e con l'elmo a cui già aleggia attorno la strofa dell'inno di Mameli, il popolo l'applaude come cosa sua propria.
Il Civico del regime gregoriano è divenuto cosi il milite di Pio IX e si chiama Natale del Grande; quello che cavalca in testa al battaglione del suo rione, rione Monti, e che, semplicemente, saprà poi insegnare come si muore, a Vicenza.
* * *
Ma il mio compito è qui assai modesto: è quello unicamente di richiamare l'attenzione su un argomento e sulla documentazione che ne rimane.
La documentazione per la storia della Guardia Civica è tutta, qui in Roma, divisa fra l'Archivio di Stato e l'Archivio Capitolino. Nel primo è conservato quel tanto di documenti che si è salvato per la storia della Guardia Civica al momento della sua istituzione e poi nel periodo repubblicano del '98, imperiale, e nel pontificio successivo, fino a tutto Gregorio XVI: nel secondo al Capitolino zi conserva invece la documentazione, in questo caso completa, d'un periodo assai breve al paragone, e cioè d'un solo triennio, ma questo triennio è proprio quello che importa di più* e il triennio dal 1847 al 1849, quando la Guardia Civica o Nazionale come allora fu pure chiamata - - rivela finalmente in pieno il carattere occulto o* se si vuole, potenziale ch'essa aveva avuto fin dal principio.
Naturalmente molte di quelle carte non hanno che un valore amministrativo o di pura curiosità. Ma v'è una parte, su cut l'attenzione non si ferma comune-mente, e che invece riveste (per il 1847*49) mia importanza fuor del comune: quella dei ruoli di reclutamento. Si tratta di quattordici volumi monumentali: uno per ciascun rione --** e forse qualcuno del presenti ricorderà quello del Rione Monti esposto alla Mostra Storica della Repubblica al Vittoriano dove al lato del nome di ciascun iscritto, oltre altre indicazioni secondarie, vi sono quelle, per noi pre­ziose dell'età, della provenienza, della professione o condizione sociale.