Rassegna storica del Risorgimento

GUARDIA CIVICA
anno <1950>   pagina <433>
immagine non disponibile

La Guardia Civica
433
Ora una dozzina d'ano! fa, nel pubblicare in due volumi, di questo medesimo. Istituto, gli elenchi degli Inquisiti detta S. Consulta, richiamavo l'attenzione snl l'importanza particolare di questo genere di documenti. Qui scrivevo allora siamo piuttosto in tema di confronti statistici, e più aneora che i nomi valgono i numeri; la massa e il quadro generale di quanti, a qualunque titolo, furono gli attóri, sìa pure secondari, del grande dramma e per i quali la rivoluzione fu, a un certo momento, una realtà concreta .
Ma gli elenchi degli inquisiti contenevano poco più di 3000 nomi: i quattordici volumi dell'Archivio Capitolino, e che costituiscono per così dire, la prima leva del Risorgimento, ne riportano più di 20.000: e cioè una parte considerevole della popolazione maschile, esistente allora a Roma in condizione da portar arme.
Si può quindi immaginare quale fonte preziosa essi rappresentino tutti insieme per lo stadio della partecipazione della popolazione romana ai moti del Risorgimento.
Scrivevo a questo proposito fin d'allora: r-A traverso la professione, e quindi !a condizione sociale ed economica dei singoli, si potranno meglio inviduarc i ceti sociali che maggiormente parteciparono ai moti. Risulta, come del resto era facile immaginare, che la Rivoluzione fu fatta principalmente dalla borghesia, con la partecipazione materiale della borghesia minuta e della classe operaia.
Sul fondaménto di questa nuova fonte si potrà quindi ora vedere quanto quella affermazione fosse come ritengo ancora fondata.
Certo quell'affermazione si incontra, per quello che riguarda la Guardia Civica, con un dato di fatto, anzi con la disposizione di un articolo di regolamento che non può qui essere ignorata: quella che nominativamente escludeva dalla stessa Guardia le persone' di condizione servile, i braccianti e i giornalieri, rimanendovi solo ammessi a far parte i proprietari, gli esercenti le professioni liberali, gli indu­striali, fino ai capi di bottega.
Cosi come ho già fatto rilevare la Guardia Civica è ima formazione tipicamente borghese e, come tale, mentre da un lato è aperta ai nuovi ideali di libertà e indipendenza, ed è mobilitata e combalte a Vicenza, dall'altra, fin dal principio è in virtuale contrasto con la classe operaia, quella che allora anche Io Sterbini chiamava semplicemente la plebe, contro la quale la troviamo sempre schierata, a Roma ed altrove, ogni qual vòlta si delinei un moto di piazza.
Ma con questo noi siamo già entrati nel vivo del problema che, con l'indica-zione di questa fonte, noi volevamo unicamente proporre all'attenzione e allo Studio. E qui ci arrestiamo.
Del vesto quale fosse il giudizio e il concetto in cui, alla fine del triennio, era tenuta la Guardia Civica o Nazionale, basta a mostrarlo il fatto che nel luglio del 1849, poche settimane dopo la caduta della Repubblica Romana e Italiano, un gene­rale dell'esercito occupatore, II generale Rostolan s'affrettava a discioglierla e ad abolirla senza appello.
Cosi, con l'abolizione di quella guardia. Cittadino e Nazione vanno in esiliò, e scompaiono, per il momento, dal teatro e dal clima di Roma.
E perchè l'uno e l'altra. Cittadino e Nazione, possano tornare a respirare in quel clima, non solo sull'aprica collina del Pincio, ma sui colli fatali dal bel Quirinale all'eroico Ginnicolo > sari necessario aspettare ancora venl'anni, aspettare <*he Roma riabbracci l'Italia, aspettare una fresca vigilia d'autunno, aspettare insomma il 20 settembre 1870.
Etvtii.io RE