Rassegna storica del Risorgimento
PAGANI ; PIO IX ; SALERNO
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1950
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pagina
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434
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IL PELLEGRINAGGIO DI PIÒ IX A PAGANI ED A SALERNO DURANTE L'ESILIO DI PORTICI: 8 OTTOBRE 1849
Sono fin troppo note le fortunose vicende che determinarono la foga dal Quirinale di Pio IX, la sera del 24 novembre 1848, ed il suo arrivo in incognito a Gaeta, ove soggiornò 9 mesi, 9 giorni e 9 ore.
Sul Pontefice sorrìdente e benedicente, che tante speranze aveva suscitato nei liberali italiani al momento del suo avvento alla tiara, su colui che, sia pur per breve tempo, era stato l'idolo dell'Italia intera, si erano rovesciati, dopo la famosa allocuzione del 29 aprile, tatti gli sdegni e tutte le ire. Si scioglieva cosi un equivoco che tanta importanza aveva avuto nel Quarantotto, in quell'epoca quanto mai mossa, dove le contrastanti passioni ed i diversi interessi non sempre riuscirono a trovare un alveo di confluenza* una risultante, per cosi dire, nella quale dai vari impulsi morali, economici, sociali e magari poetici, si giungesse a formare una sola e netta corrente politica.
L'entusiasmo popolare, non solo nello Stato Pontificio ma in tutta l'Italia, già pervasa dalla propaganda giobertiana, aveva voluto vedere in Pio IX il Papa redentore della patria, preconizzato dal Gioberti, un nuovo Giulio II che doveva liberare l'Italia dai barbari. Le riforme da lui concesse in senso liberale e democratico (quantunque le idee di libertà e democrazia siano facilmente accessibili a chi abbia un fondo di giustizia e di moralità nello spirito) davano adito alle più ardite speranze, mentre la smobilitazione, per così dire, dello stato teocratico apriva finalmente la possibilità ad una partecipazione più intensa e profonda da parte dei laici al governo dello Stato.
Ma, dopo il 29 aprile, il Papa si accorgerà che la libertà tanto desiderata aveva due facce: quella che intendeva lui e quella che si proponevano gli altri, e angosciato, deluso, incerto, è sul punto di rinnegare il passato e se stesso, mentre gli si richiede di abbandonare al potere popolare sempre di più e sempre più a fondo la sua sovranità in un'aura d'impopolarità, di sfiducia e di malcontento.
Ben più gravi gli avvenimenti susseguitisi dopo la partenza del Pontefice: la Repubblica romana e la sua eroica difesa, l'occupazione di Roma da parte di truppe straniere, i contrasti tra i rappresentanti delle varie nazioni accorse in difesa del Pontefice e specialmente tra quelli dell'Austria reazionaria, che appoggia in pieno i progetti del partito clericale e della camarilla, e della Francia che, pur non prendendo una posizione decisamente estremista, continua a chiedere per i sudditi del Papa istituzioni conformi alle necessità dei tempi. La nota lettera di Luigi Napoleone al ten. colonnello Edgardo Ney esprime chiaramente il malcontento e le intenzioni della Francia. E tatto questo mentre il legittimo Capo dello Stato subisce sempre più, in una corte retrograda, l'influenza degli elementi maggiormente conservatori.
In questa situazione il Pontefice il 4 settembre 1849 si trasferiva, in compagnia di Re Ferdinando, sulla fregata della Marina da guerra napoletana* il Tancredi, nel reale palazzo di Portici ove dimorava fino al 4 aprile 1850, giorno in cui iniziò il suo viaggio di ritorno nella città eterna.
La permanenza di Pio IX a Portici fu caratterizzata da una notevole attività; egli si recò il 6 e il 9 dello stesso mese di settembre (a pochi giorni dalla pubblicazione del famoso motuproprio che tanti sdegni doveva suscitato) a Napoli ed a Caserta, l'8 ottobre seguente, assieme al Re, visitò Pagani e Salerno e, successivamente, si portò a Benevento, ex Principato della Chiesa, ed a Magnano.