Rassegna storica del Risorgimento
CAMPI GIUSEPPE ; GIANNONE PIETRO
anno
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1917
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pagina
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801
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Fra dm patrioti autentici 801
perchè non si sia fatto invano e perchè più non si indugi l'occupazione di Roma, e s'abhandona a profetiche considerazioni
Ma ecco la bella lettera, cosi come usci dalla penna di lui:
LETTERA III. Carissimo Campi,
Certo hai ragione nel credere che il più. sicuro criterio per giudicare le intenzioni del governo francese debba essere il contegno che ha tenuto il Piemonte: e sebbene questo sia una prova di più che siamo in man di tale la cui politica potrebbe cambiare da un momento all'altro, pure si vuole bene sperare dell'avvenire. Te lo concedo.; ma tu mi concederai alla tua volta che lo sperare più in altri che in sé è condizion deplorabile, awegnacchè sia quella a cui deve rassegnarsi ogni popolo che ricorre all'alleanza d'un più forte di lui.
Tu mi dirai col poeta Sta nel passato, Cui toglier non si può, quel che t'affanna . È vero : era una funesta necessità, alla quale forse i nostri uomini di stato hanno dovuto appigliarsi per rimuovere certe contingenze da essi credute a temersi forse più. della soggezione austriaca e dell'aiuto di Francia. Non ne parliam dunque più.
Chi nelle condizioni presentì sta contro Vittorio Emanuele può fare un male immenso alla patria ; ed io sono sì convinto di questo, che non so persuadermi ch'egli abbia veri avversari ira gli italiani amanti le buone discipline. Ed infatti può egli esser fra questi alcuno di si disperata ignoranza che non se ne accorga, o sì empio che, accorgendosene, voglia deliberatamente piantare un pugnale, come ben dici nelle viscere della madre ? Noi credo. Credo bensì all'arte profonda degli eterni nemici d'ogni libera cosa e de* cacciatori d'impieghi che spandono sospetti e scisma per aver campo più* libero, i primi a perderci, i secondi a salire.
Da tutte le provinole italiane ricevo lettere nelle quali mi si parla d'un generale malcontento. Voglio credere che vi sia esagerazione, ed anzi non può essere altrimenti - pure quest'accordo di lagnanze mi dà molto a pensare, e mi spaventerebbe, se nel punto stesso non mi accertassero che tutti son pronti a sopportare ogni sopruso, perchè sentono profondemente che del concorso di tutti ha bisogno la madre comune. V'è- dunque spirilo d'abnegazione e di sacrifizio nel popolo nostro se i governanti ne san profittare, ogni gran cosa può tentarsi e riescire. Guai però, se con lunghi errori, giungessero a stancare il buon senso delle moltitudini che vivono di lavoro e di pane.
Grandi sono per verità i progressi d'Italia in men di due anni. Non parlo delle vittorie che ha diviso con altri ; ma sibbene dei passi che ha dati da sé sola dopo la pace malaugurata: di Vlllafranca. Infatti il resistere con tanta longanimità e destrezza ai tipetuft consigli di chi poteva pur darli con la, quasi certezza che fossero accolti; il procedere con sì gran senno, ardire e discrezione nella via che le si voleva precludere, e ci; malgrado gn ostacoli e le minacce di quasi tutta l'Europa; l'impresa quasi incredibile delle Due Sicilie e l'intervento sardo, sì audace e sì opportuno ad un tempo nelle Ro-