Rassegna storica del Risorgimento
1848-1849 ; TRENTO
anno
<
1950
>
pagina
<
450
>
450
Bice Rizzi
sbagliasse lo dimostro poi In partecipazione che le Giudicarle dettero alle schiere garibaldine nelle guerre successive. Ma in quel Distretto un prete comunque restava particolarmente sospetto: don Andrea Springhetli curato a Turano in Val Vestano, poi parroco a Condino, indi rimosso dal posto. Vivente a Levico come prete privato, <c qualificato come favoreggiatore aperto con parole e con fatti dell'invasione, come seduttore dei parrochiani perchè essi abbraccino il partito della rivolta consigliando l'arresto dei più devoti cittadini dell1 Austria . Anche il chierico Saverio Ecchcli vi è citato come giovane esaltato ed inesperto . E qui è doveroso ricordare anche quel don Bortolo Cattoni di Sclemo che per aver dato ricetto ai Volontari ere* monesi dei Corpi Franchi barbaramente trucidati il 20 giugno 1848, fu arrestato e condannato a morte e poi per vari interventi rilasciato. l)
In una relazione del 1852 (N. 320 P. B.) don Pietro Guetti, ex parroco a Baselga ex beneficiario della Cattedrale di Trento* appare cornea persona di principi assai dubbi ed avverso all'attuale stato di cose mentre in un atto del Capitanato si precisa come egli sia molto conosciuto per le sue idee rivoluzionarie in seguito alle quali sarebbe stato dimesso dal posto della sua parrocchia, mentre sarebbe pure positivo com'egli dal pulpito avesse tentato di sollevare la popolazione contro il legittimo governo . (N. 94 Pres. 1854). Nello stesso elenco vi si fa il nome di due altri benefiziati della Cattedrale di Trento conosciuti per fautori del partito italiano e cioè quello di don Francesco Fontanari e di don Giuseppe Scrinzi.
NegB atti presidiali del 1854 (N. 21) don Lorenzo Papalconi oriundo di Daone e nel 1848 rettore a Roncone è così postillato: Lodò senza riserve il procedere della rivoluzione e avrebbe cagionato del danno fra gente meno leale . Un cultore di storia giudicariese ci riferiva un singolare episodio tuttora vivo nel raccolto dei roncone e precisamente come detto don Lorenzo fosse a quel tempo coadiuvato dal cappellano don Giocondo Bortolameotti di pensiero politico opposto al suo. intrattenendosi questi una domenica nella predica ad inveire contro i rivoluzionari tirando in ballo i difetti che si sogliono attribuire agli Italiani, Don Lorenzo seduto poco distante dal pulpito in uno scatto d'ira gli tirò contro il suo copricapo esclamando a si tenga chi può e intonò il Credo impedendo cosi a don Giocondo di continuare la predica.
A Greto, don Domenico Rosa (che nel 1854 appare come cooperatore a Rovereto) era in eorso nella censura per aver ricevuto in pontificalibus i Corpi Franchi nel 1848 ed è quindi segnato tra i vigilati speciali e qualificato come un giovane focoso pieno di talento e operosità sacerdotale . Tra i caldi partitami del partito italiano sono ancora segnalati don Paolo Pollini curato a Pelugo furbo e capriccioso che sprezzò l'autorità e trascinò la popolazione a disubbidienza (N. 29 Pres.).
Diversi sacerdoti di Rovereto sono segnati nell'elenco dei compromessi (N. 16 Pres,) quali don Giovanni Bertanza professore al ginnasio di Rovereto ex segretario del Comitato Patrio, don Eleuterio Lutteri, don Francesco Patuzzi di Galliano e da alcuni anni parroco a Termo don Germano Bolognini, don Francesco Cancvari, don Francesco de Pizzini nato e domiciliato ad Ala.
Nel 1852 il Capitano distrettuale di Borgo segnalava nell'elenco delle persone che fra loro mantengono simpatia e fratellanza dimostrando disprezzo verso i cittadini leali (cioè austriacanti) e che guardano con occhio bieco gli organi del governo e quindi meritevoli d'una continuata rigorosa sorveglianza il curato don Antonio Bene11i
1) Vedi: E. GUAIUSSIMÀ, II combattimento di Sclemo 19-20]VI. 1848, in La Libertà, Trento, 20 Giugno 1922.