Rassegna storica del Risorgimento

EUROPA ; MAZZINI GIUSEPPE
anno <1950>   pagina <458>
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Luigi Salvatorelli
par Ica condiziona topographkiues ou antres compensanti) les infgalités des chif-fres (XLVI, LXXII).
L'idealista Mazzini, dunque, che confidava nell'associazione naturale delle demo* crazie nazionali, non spingeva tuttavia 0 suo ottimismo fino al punto da perdere com­pletamente di vista la possibilità di sopraffazioni da parte di una democrazia nazionale più forte a danno di una più debole. Come pensava egli di prevenire il pericolo? Non con l'istituzione di un potere superiore alle singole nazioni, ma con quello stesso espe­diente dell'equilibrio che egli rifiutava quando era adoperato per le relazioni tradizionali tra i vecchi stati. L'equilibrio nuovo avrebbe avuto sul vecchio la superiorità morale di esser fondato sulle nazionalità: non senza che queste fossero, in certo modo e misura, aggiustate, per servire all'equilibrio medesimo. Si ricordi, in proposito, la tesi mazzi­niana della ce Confederazione delle Alpi, ampliamento della Svizzera.
Lo scritto Politica internazionale, del 1871 (XCII, 143), rappresenta il testamento di Mazzini su questo soggetto. Vi ritornano, con qualche maggior particolare, tutti i criteri di riordinamento europeo che conosciamo. Esso riordinamento dovrebbe con­cretarsi in a Unità Nazionale frammezzate possibilmente di libere confederazioni (p. 157): delle une e delle altre egli ci dà una lista. Di una autorità superiore alle sin­gole nazioni, anche qui, nessun cenno; e anzi una frase sembra escluderla formalmente: ce Le nazioni (i corsivi sono di M.) sono unico argine al dispotismo d'un popolo come hi libertà degli individui al dispotismo d'un nomo (p. 154). ancora in Politica internazionale si nega che nel principio di nazionalità sia un germe di gare e guerre continue: le nazioni non furono sinora libere mai, ma soggette ai monopoli e alle ambizioni dinastiche (p. 154).
Insomma, il principio nazionale in Mazzini è quello che rimane dominante, su­premo per quanto concerne l'ordinamento politico. Mazzini guarda all'Umanità come a termine ultimo, o per dir meglio,- come a suprema manifestazione di Dio, che è Lui, veramente, il termine finale. Ma a questo termine umano non si arriva, in sede di orga­nizzazione politica, se non attraverso la nazione, ce Le nazioni rappresentano le diverse facoltà umane chiamate a raggiungere associate, non confuse e sommerse l'ima nell'altra, il fine comune, e hanno eterno diritto di vivere di vita propria: non s'associa chi non vive e non comincia dall'affermare la propria individualità (Politica internazionale, p. 153-54).
Un superamento della nazione non si ha in Mazzini se non sul piano religioso: la sua Umanità è un concetto religioso, che diviene istituzione attraverso il Concilio universale da lui vagheggiato, a Quando tutti i figli di Dio saranno liberi, eguali e affratellati in una fede comune di pensieri e d'opere e la coscienza della Legge splenderà in ogni vita come splende il Sole in ogni goccia di rugiada diffusa sui fiori dei campi, il fine sarà raggiunto. L'Umanità trasformata ne intrawederà un altro (ivi, p. 145).
LUIGI SALVATORELLI
-) Il testo dell'È. N. porta con evidente errore, composant. Cfr. il testo italiano (p. 263): che compensano .