Rassegna storica del Risorgimento
1848 ; INGHILTERRA ; DUE SICILIE (REGNO DELLE) ; FRANCIA
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466 Cesare Spellanzon
esclusivo direno predominio, s'era ripetutamente adoperato, anche cercando hi coopcrazione dei Governi di Berlino e di Pietroburgo, affinchè la Corona di Sicilia fosse tuttavia conservata alla famiglia borbonica, e se non era possibile al Re regnante in Napoli, almeno a uno de* suoi figli minori. Fu appunto una soluzione in questo senso che Lord Minto propugnò caldamente con Ferdinando II, giusta quel ch'egli stesso ebbe a scriverne a Lord Palmerston il 4 aprile; ma il Borbone gli rispose evasivamente, disse che al punto in cui erano le cose in quei momento non gli era possibile prendere una decisione, evidentemente perchè era in lui il proposito di guadagnar tempo, senza far rinunzie di sorta, senza compromettere in nulla l'avvenire. *) Di fronte al temporeggiare negativo del Borbone, e alla recisa intransigenza de' Siciliani, che nel frattempo approvarono il decreto del 13 aprile, con cui la Dinastia borbonica era spogliata d'ogni diritto al trono di Sicilia, il Governo di Londra si fece persuaso, che ogni altro tentativo diretto u conciliare Napoli e Palermo, la Corte borbonica e la Rivoluzione siciliana era fatica inutile, epperò esso dedicò ogni sua cura a stornare dall'Isola mediterranea il pericolo d'una risoluzione in senso repubblicano, la quale avrebbe forse indotto altre popolazioni della Penisola, e del Continente, ad imitare i Siciliani, con che gli influssi della Repubblica francese si sarebbero probabilmente e più facilmente propagati, con danno inevitabile del prestigio e dell'autorità del Governo di Sua Maestà britannica. Preoccupazione costante di Lord Palmerston e del Gabinetto inglese era quella invero di evitare che le commozioni politiche italiane determinassero complicazioni di più vasta portata, le quali avrebbero potuto fors'anche costringere l'Inghilterra ad un intervento armato, allo scopo di difendere le sue posizioni mediterranee da ogni menomazione, e l'equilibrio europeo da ogni
1) N. BIANCHI, Storia documentata della diplomazìa europea in Italia dal 1814 al 1861, Torino 1865-1872, voi. V, pp. 2134; LANZA DI SCORDIA, op. cit., pp. 120 sgg.; Correspondence cit., pp. 278-80. Scrittori di parte borbonica (cfr. tra l'altro le Memorie Istoriche per servire alla Storia della Rivoluzione Siciliana del 1848-1849, Italia, 1853, che taluno attribuisce addirittura al Generale Filangieri) sostengono che il Governo di Londra e i suoi inviati in Italia fomentarono di proposito la rivoluzione siciliana per conseguire la soddisfazione di scopi egoistici, e precisamente per divider l'Isola dal Continente, e sotto il manto dell'indipendenza assicurare alla Gran Bretagna un protettorato che la rendesse arbitra sola del Mediterraneo (ibidem, p. 197); ma son queste affermazioni destituite di fondamento, unicamente ispirate da ira e rancore per la politica di Lord Palmerston, che tutta la reazione europea concordemente esecrava. La diplomazia inglese fiancheggiò, cosi in Sicilia come nell'Alta Italia, e poi anche a Roma (pur essendo decisa a non lasciarsi trascinare in un conflitto bellico, che non rispondeva nò ai suoi interessi, ne ai suoi umori pacifici), sia perchè tali erano le inclinazioni personali del Palmerston, sia perchè ormai il Gabinetto inglese stava incamminandosi per quella via che alcuni anni dopo lo indusse a favorire decisamente la formazione del Regno d'Italia. E tanto più fece questo nella Sicilia mediterranea, dove si proponeva con più impegno di neutralizzare la concorrente politica francese, e dove fors'anche si sentiva moralmente Impegnata a tutelare la libertà isolana a causa dei precedenti del 1812, sebbene in ogni momento rifiutasse con i Siciliani di ammettere che per quei precedenti fosse obbligata a farlo. Un obiettivo esame dei documenti diplomatici inglesi, e dell'azione svolta dal Foreign Office e dai suoi rappresentanti in Italia, deve necessariamente portare lo storico a conclusioni ben diverse da quelle dell'autore delle ricordate Memorie Istoriche, il quale cita frammentariamente, senza alcun rispetto della cronologia, e svisandone sistematicamente il significato, i documenti inglesi (cfr. ad esempio la Nota Vili, a pp. 419431), per mettere in essere una dimostrazione che non corrisponde in alcun modo al vero.