Rassegna storica del Risorgimento
1848 ; INGHILTERRA ; DUE SICILIE (REGNO DELLE) ; FRANCIA
anno
<
1950
>
pagina
<
468
>
468 Cesare Speliamoli
italica non volendo esso restar separato dalla restante nazione, e di ragguagliare gli uomini che avevano il maneggio degli affari siciliani circa il carattere dei due Principi} nei quali vedovansi i due soli candidati degni di attenta considerazione, nonché di esplorare le intenzioni delle due Corti in ordine alla imminente decisione del General Parlamento, per indovinare quale di .esse era più inchinevole ad accettare una eventuale elezione: essi però non dovevano mostrare alcuna preferenza, né lare alcuna promessa impegnativa.1) Il Gemelli, che aveva visto con quale affettuosa espansione, evidentemente non del tutto disinteressata, il Granduca e sua moglie avevano accolto il manipolo, de' volontari siciliani, comandati dal La Masa, e incamminati verso l'Alta Italia, onde partecipare alla guerra contro l'Austria, non aveva tardato a informare Palermo, come il principe Carlo Fosse d'indole buonissima, di educazione liberale, [quantunque] non ancora sviluppato, perchè giovinetto (aveva infatti appena compiuti i nove anni), e come quella Corte nutrisse qualche speranza, che la scelta de' Siciliani fosse per cadere su qncsto figlio di secondo letto del regnante Leopoldo. ) La missione inviata a Torino non aveva motivo di riferire intorno alle doti di Ferdinando di Savoia-Genova, inquantochè egli era ben conosciuto, e i giornali liberali di quell'anno usavano celebrarne le non comuni virtù militari. Quei tre narrarono invece le accoglienze caldissime ricevute a Torino dal popolo e dalla Camera dei deputati subalpina, nonché il modo tutt'affatto cordiale con cui TU giugno furono accolti a Taleggio da re Carlo Alberto ; questi, e il maggiore figlio suo, il Duca di Savoia, colmarono di cortesie gli Inviati siciliani, che il supremo Comandante dell'esercito sardo volle alla sua mensa, e ai quali egli parlò con lode della Rivoluzione siciliana, del Borbone di Napoli con avversione e disprezzo, dell'Italia con entusiasmo. Della guerra, e della cacciata degli Austriaci dalle Province venete che ancora essi occupavano (una gran parte erano state da poco riconquistate, mercè i nuovi contingenti tedeschi croati e ungheresi mandati in Italia dal Governo viennese, a rincalzo delle truppe riordinate dal Radetzky nel Quadrilatero, dopo i rovesci della prima fase della Rivoluzione lombardo-veneta), il Re di Sardegna ragionava con quegli Inviati siciliani con tal fede e calore, che il La Farina non esitava a riconoscere'sincera: e benché Carlo Alberto non avesse fatto la menoma allusione alia scelta del nuovo Re di Sicilia, né alcuna manifestazione di desideri o di speranze , parve ai rappresentanti del Governo palermitano, che le lodi continue e ripètute prodigate alla Sicilia rivelassero abbastanza il suo pensiero .3) Queste informazioni dovettero riuscir molto gradite a Ruggiero Settimo e a Mariano Stabile, a quali già propendevano per l'elezione del Duca di Genova. Ma intanto, la Corte dì Toscana, ansiosa com'era di far prevalere la candidatura del principe, Carlo, non solo prometteva di prossimamente riconoscere de iure (non appena Roma e Torino avessero accennato a prendere una tale decisione) il Governo siciliano, tanto che il Granduca medesimo lasciava sperare al Gemelli vicino il giorno nel quale le armi di Sicilia sarebbero state collocate sulla porta della sua abitazione fiorentina; ma essa inoltre mandava a Palermo, in missione ufficiosa, il professore Filippo Parlatore, che insegnava botanica nella capitale toscana, e questi,, ch'era siciliano, trovò ivi amici, e
*) LA FARINA, Istoria doc, eh., voi. I, p. 203.
3) C. GsMELifi Storia d'Ala reiasioni tlijAoniaiivho. tra la Sicilia e la Toscana negli anni 18434849, con documenti inediti, Torino, 1855, p. 3. 3) LA FARINA, Istoria doc, cit., voL I, p. 209 sgg.