Rassegna storica del Risorgimento
1848 ; INGHILTERRA ; DUE SICILIE (REGNO DELLE) ; FRANCIA
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Cesare Spellanzon
il Governo della Repubblica avrebbe certamente riconosciuto il siculo reame non appena esso fosse uscito dallo stato provvisorio, e inoltre gli annunziava, che Io stesso Governo avrebbe mandato nell'Isola un suo incaricato a rappresentarvi la Francia (sopraggiunse poco dopo il còrso Vincenzo Benedetti, mandato a prendere il posto del console Bresson, che fino a quel momento aveva quivi agito per la Francia, e manifestato i più benevoli sentimenti a favore della causa siciliana), onde avviare e mantenere amichevoli relazioni fra i due Governi. In tal guisa, Parigi pareva ormar decisa a riconoscere il Governo di Palermo come un governo de facto : il riconoscimento de jure, credevasi, non si sarebbe fatto troppo a lungo aspettare, si sarebbe verificato non appena Sicilia avesse compiuta la riforma dello Statuto, ed eletto il nuovo Re.1) Questo recente atteggiamento della Repubblica (ma raccordo tra Francia e Inghilterra era più di forma che di sostanza, era lontanissimo dall'essere cordiale , giusta quel che scriveva da Roma padre Gioacchino Ventura, il quale l'aveva saputo dal Conte de Bois-le-Gomté, fino a poco fa rappresentante francese a Napoli, trasferito a Torino nell'agosto dei 1848) non impediva ohe i rappresentanti diplomatici francesi in Italia dicessero in via confidenziale agli Inviati siciliani, come il Governo repubblicano avrebbe visto con maggior soddisfazione, che il General Parlamento si fosse pronunziato per un Principe toscano, quando non avesse creduto opportuno di dar la preferenza allo stesso Presidente provvisorio del Regno, a Ruggiero Settimo. Giungeva frattanto a Palermo, nei primi giorni del luglio, il figlio dell'ammiraglio Band in, ch'era addetto alla Legazione francese in Napoli: e quegli dichiarava apertamente allo Stallile e ad alcuni autorevoli pari e rappresentanti siciliani, essere il Governo, francese avverso alla elezione del Duca di Genova, preferir esso l'elezione del Principe di Toscana; ma, sia perchè era persuasione diffusa (nemmeno le ripetute chiarissime dichiarazioni della diplomazia britannica erano valse a sradicarla) che l'Inghilterra desse la sua preferenza al Duca di Genova, sia perchè il Principe toscano era minorenne, la qual cosa avrebbe resa necessaria una reggenza, ciò che si voleva evitare quale fonte di pericolose complicazioni, l'opinione della maggioranza del Governo e del Parlamento non mutò gran che; eppure, anche la gioventù del rampollo lorenese (ch'era poi a metà borbonico, in quanto la madre di lui era sorella di Ferdinando II di Napoli) poteva forse; riuscire di qualche utilità, a giudizio del Barone Friddani, il quale, scrivendone da Parigi a Michele Amari, faceva notare, che durante la sua minore età, il Governo siciliano poteva sistemare nel miglior modo gli affari dell'Isola, senza temere la influente volontà del nuovo Sovrano. Dovendosi scegliere il Principe toscano invece del Principe sabaudo, lo Stabile aveva chiesto, che il Granduca in persona consentisse ad assumere il Governo del Regno, almeno fino a quando il figlio! suo avesse raggiunta la maggiore età: imi era da credere che Leopoldo II si sarebbe deciso a lasciare la Toscana per la .Sicilia, un principato dov'egli e la sua famiglia regnavano da rosi lungo volger di tempo, per un regno di nuova formazione come Stato indipendente, sul quale il Re di Napoli vantava diritti, ch'era pronto a rivendicare COn le armi alla matto, e dove lutto era da fare e da ordinare? Comunque, per
l) A. D'ANCONA, Carteggio di Michele Amari raccolto e postillato, con l'elogio di Lui letto nell'Accademia della Crusca, Torino, 1896, voi. I, pp. 251-2; DE GUICHRN, op. Gii., t. I, p. 169; FA ni: LI. A DI TORREARSA, op. cit., p. 367; LA FARINA, Istoria doc, eft- voi. I, p. 230; La Assemblee del Risorgimento (Atti raccolti e pubblicati per deliberazione della Camera dei Deputati), Roma, 1911, Sicilia, voi. 1, p. 848; voi. III, p. 643; Correspondance cit., p. 350.