Rassegna storica del Risorgimento
1848-1849 ; DALMAZIA ; VENEZIA-GIULIA
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1950
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Fabio Suadi
mercantile delle due Nazioni tanto a vela che a vapore, tutti compresi nella suddetta dichiarazione reale. In caso contrario sarebbe di somma cortesia dì Vostra Eccellenza darmene qualche cenno pel contegno in proposito.
A. ad S. Nel far conoscere all'Eccellenza Vostra che nulla per me è variato allo stato di guerra in cui trovami le due marine militari, colgo l'opportunità per aver l'onore di profferire all'Eccellenza Vostra gli atti del mio più profondo rispetto.
I consoli stranieri da parte loro ora protestavano con l'Albini perchè se ne andasse, ora con il Governatore, perchè facesse allontanare la flotta austriaca dalla città e perchè la città fosse sgombrata del tutto dalle forze austriache.
Sarà opportuno ricordare le impazienze del giovane guardiamarina Vittorio Della Marmora, contro l'inattività del suo ammiraglio, cui facevano riscontro altre impazienze, dall'altra parte, dell'alfiere di vascello Tegethoff, che aveva di fronte anche il suo futuro e sfortunato avversario di Lissa.
E probabile che, senza l'intervento della Confederazione Germanica, Ben diverso sarebbe potuto essere l'atteggiamento della flotta; ma fin dal 15 giugno l'assemblea di Francoforte prese posizione contro il Piemonte, ostinandosi, contro ogni diritto, a considerare appartenente alla Confederazione Trieste, che mai volle riconoscere tale sopruso. D'altra parte era impossibile che Carlo Alberto complicasse, in un momento cosi grave, a suo danno, la situazione, per una impresa militare che avrebbe giovato poco all'andamento generale della guerra.
Fu instile allora inviare la flotta? No, perchè la sua presenza prolungò la resistenza di Venezia, imponendone il blocco per mare fin dopo Novara, umiliò il governo austriaco, permise il passaggio a Venezia di tanti giovani istriani e dalmati, dominò insomma per quasi un anno l'alto Adriatico, in modo da costringere l'Austria a tenere un forte corpo di truppe, togliendole dal fronte lombardo.
Con l'armistizio Salasco l'Albini dovette ritirarsi ad Ancona, ma ritardò al massimo la partenza, per ritornarvi poco dopo in seguito al rifinto dell'Austria di restituire il parco di artiglieria di Peschiera.
Alla denunzia dell'armistizio ordini ben più graditi sarebbero giunti all'ammiraglio, se il Chrzanowski non si fosse opposto, per non irritare la Confederazione germanica* Anche questa volta così la flotta dovette rimanere inoperosa ad Ancona. Solamente la tempesta la riavvicinò a Trieste, mentre era diretta a Venezia per imbarcare le truppe ed i cittadini sardi. II Colonnello Incisa, sceso a Trieste per assicurarne il Gyu-lai, fu da questi invitato a pranzo. Un marinaio deceduto fu sepolto a Pira no con gli onori funebri dell'esercito austriaco.
Se la critica italiana fu severa con l'Albini, quella internazionale ed austriaca fu ben più giustamente severa con la flotta imperiale.
Cosi il giovane Tegethoff scrisse al padre il 3 giugno 1848: Bella figura che facciamo noi con la nostra Marina. Di qui non possiamo muoverci. E disgustoso e mortificante che l'Impero austriaco debba fuggire in mare davanti a simili stati come la Sardegna... Non vorrei fare una seconda volta una cosi miseranda figura.
II 4 aprile 1868 su uno del pilastri del Palazzo della Borsa di Trieste veniva scoperta una lapide a ricordo dei Caduti e dei Combattenti nel 1848-49 giuliani e dalmati. L'elenco contenutovi sembrava, fino allora, quasi completo. Un terzo lavoro di Giuseppe Stefani ci dice invece che non basterebbero i pilastri a contenerne i nomi.
Dopo attive e difficilissime ricerche l'orto ci presenta un lunghissimo elenco e lo dichiara ancora incompleto. Infatti non è possibile conoscere i nomi di tutti i marinai dalmati ed istriani, che dalla flotta austriaca passarono alla veneta, né dì quanti