Rassegna storica del Risorgimento

1848-1849 ; DALMAZIA ; VENEZIA-GIULIA
anno <1950>   pagina <487>
immagine non disponibile

Il biennio 1848-49 nella Venezia Giulia e nella Dalmazia, ecc. 4SI
si arruolarono nell'esercito della Repubblica o parteciparono alla difesa di Boma. Oltre ad un semplice elenco di nomi che singolarmente ci dicono poco, ma che nell'insieme significano il contributo delle nostre terre alla lotta nazionale di allora con volontari dai 12 ai 70 anni, l'autore ci traccia pure la storia di alcuni che parti­colarmente si distinsero, primo Giovanni Orlandini. Partecipò questi a tutte le lotte dell'esercito veneto, sopportò tutte le vessazioni dagli Austriaci, riprese la lotta nel '59. A lui come ad un maestro di guerra e di eroismo inviavano i giovani triestini nel 1868 questo messaggio: Capitano, tra il fremito primo d'Italia e l'oggi stanno vent'anni. Vent'anni che a noi furono aspra ma giusta scuola. Vi apprendemmo ad amare l'Ita­lia. I figli delle genti diverse, qui tratte da materiali interessi* divennero italiani in terra italiana. Il dovere nostro sappiamo qual sia e se v'ha cuore triestino che per l'Italia non batta ha cuore trafitto da una baionetta straniera.
A confortarvi, capitano, la onoranda canizie giunga la nostra parola. Voi, figlio della nostra terra, voi veterano delle nazionali battaglie, tenete alto il vessillo a gra­maglie di questa operosa figlia dell'Adria. Alle redente sorelle mostrate là in fondo alla marina le piaggie istriane. Quella torre che all'orizzonte si disegna è il campanile di S. Giusto, che attende il giorno in cui le sue squille risuoneranno a festa. Ai giovani delle libere Provincie dite che qui v'hanno fratelli non Uberi ancora .
Dall'elenco traggo i nomi ben noti e le storie di Leone Fortis, di Samuele Romanin, di Antonio Gogola e finalmente di Giacomo Venezian, di Filippo Zamboni, di Giu­seppe Revere; ed a Roma pure militò, agli ordini di Garibaldi, Giuseppe Calafati...
Segue l'elenco dei volontari isontmi: fra i molti Francesco Scodnik, la cui storia è nota, e Antonio Steffaneo.
L'autore, passando ai volontari istriani, così intitola il capitolo II plebiscito del-l'Istria. Credo inutile aggiungere commenti. E quest'Istria disperatamente ed inequi­vocabilmente italiana, che partecipò plebiscitariamente, si voglia prender nota del­l'elenco che pur è incompleto, alle battaglie italiane del 1848, dopo un secolo, a Parigi, diventava slava !
Anche Fiume partecipò alla lotta nazionale. Povera Fiume già contesa dai croati all'Ungheria e occupata per breve tempo, allora, dalle orde dello Jellacichl Ma pur nella sua tremenda passione, isolata, disperatamente sola, inviò i suoi volontari a Ve­nezia mentre altri che non vi poterono giungere, lottarono agli ordini del Kossuth per la libertà dell'Ungheria.
Il lavoro termina col capitolo dedicato alla Dalmazia. Accanto ai nomi di Nicolò Tommaseo dei Seismit-Doda, di Demetrio Mirco vich, di Luca Lazaneo e di Nicolò Vergottini, quanti e quanti altri!
Per valutare appieno l'importanza di tale contributo si pensi un momento quali e quanti rischi affrontarono e di quale spirito erano animati lutti questi volontari, che dovevano sfuggire le leve austrìache, superare tante pericolose barriere, per passare oltre, dove si lottava per la libertà, abbandonando allo straniero famiglie e cose!
JS se terre popolate da figli così generosi non insorsero, la causa va ricercata nella posizione geografica, ebe le conteneva entro tutto il sistema difensivo austriaco*Tagliate dal resto d'Italia da quel baluardo di forze militari che non potè essere superato nella prima guerra dell'indipendenza, piene di agguerrite truppe straniere, ogni azione era assolutamente impossibile, ot se intrapresa, isolata e destinata a fallire. Ma i senti­menti di queste terre furono sempre ben chiari, il loro contributo effettivo e grande. Quel sistema difensivo fin) con l'essere infranto e venne il giorno dello loro liberazione.
Della loro liberazione vonh il giorno. FABIO SUADI