Rassegna storica del Risorgimento

CAMPI GIUSEPPE ; GIANNONE PIETRO
anno <1917>   pagina <806>
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806
B. Caneviumi
Il buon Egidio pare nell'intenzione di pubblicare tra l'altro una mia ederella, della quale non sono gran fatto contento. Prego la tua amicizia a capacitarlo d'intralasciare il mio nome, di porre in sua vece H. N. o tutto al più le iniziali G. C.1
1 II Pio aveva pregato il buon vecchio prima d'ogni altro a mandargli qualche cosa per la pubblicazione ideata per ricordare la madre : il Campi, credendo fosse eosa da allestirsi Bolleoitamente, fin dal febbraio 1861, aveva scritto l'epigrafe ono­raria seguente da premettersi alla raccolta:
A Virginia Menotti da Carpi sorella al gran martire dell'italico riscatto
vedova Pio pompa e vanto del sao sesso per carità di patria, per tra-persie e dolori patiti con eroismo madre seduta, savia, amorosissima, amica in­comparabile dei non osanti occulta sovvenUrice morta nel fiore delle sue e nostre speranze pianta, desiderata dai couscii delle sue amabili e civili virtù-.
questo serto poetico Egidio Pio di Savoia diffuso in lacrime derelitto, incon­solabile suo figliuolo consacra.
Poi aveva composta l'ode dedicandola al figlio della Menotti:
3*3 bell'atto e magnanimo
U dare con virtù ciò che più tardi
Fora a natura debito.
Al elei vanno rivolti i nostri sguardi;
33 in quest'aiuola misera
Sciagurato è colui che eoffre e geme
Se di vita miglior spoglia la speme.
Egidio, alle tue lagrime,
Al tuo dolore, o derelitto figlio,
Straziar mi sento l'anima,
Sento fallir la possa del consiglio.
Piangi, che giova il piangere
Alla natura affranta e sbigottita
In questa selva dell'umana vita*
Oh! perchè mai si arida È resa in me dell'inneggiar la vena! Degli anni il lungo vortice All'intelletto mio tolse ogni lena, 3Sbn posso altro che gemere Ripensando alla tua credei fattura, Che in uno è grande e pubblica sciagura.
Stanco del tristo vivere
33 con l'un piò da tempo entro la fossa,
D'un fiore e d'una lacrima
Sperai l'onore all'arido mie ossa
Da quella Pia, ohe rapida
Volassi all'immortal secol felice,
Te soletto lasciato ed infelice.
O sconsolato giovane,
Fallaci sono gli argomenti umani.
Con mente imperturbabile
Guardano i cari gli intol l'etti sani.
É '1 mormorar, sacrilego
Del consiglio di Dio contro l'abisso
In tutto dall'acoorger nostro scisso .
La madre tua non credere
Morta; soluta dal suo fragil velo,
Hirìo co' nostri martiri
Dove più divo e più sereno ò'i dolo
Abbraccia il fratre, vittima
Della perfidia d'un tiranno fello,
Che si fé' de' magnanimi flagello.
Mia nell'alto Empireo
Cinge lo serto delle donne forti,
Che con virtù soffersero
Bsiglio povertà, carceri, morti,
Dolori inestimabili,
33 con altezza e senza pena ninna
Mostrar le piaghe della lor [Fortuna.
Oh! dal materno esempio
Fortezza apprendi, Egidio trambasciato;
Sfoga il dolor, poi sostati;
33 riconforta l'animo smagato.
Da sventura ci visita
Improvvisa, ci tribola, ci sbatte,
Ma vince lei chi strenuo combatto.
Cessa le luci e l'animo
D'affaticare in dolorosi uffici;
35Ton conturbare 11 gaudio
Di chi osanna con l'anime felici,
Sfida le spine e i triboli,
Soffri da forte, agonizzando Infanto
Il fausto di ohe a Lei ti rechi accanto.