Rassegna storica del Risorgimento

TAZZOLI ENRICO ; MAZZINI GIUSEPPE
anno <1950>   pagina <492>
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492 Tullio Urangia Tozzoli
È commovente il loro carteggio con essi che rivela il loro profondo sentimento religioso e la conscguente loro fiducia nella Provvidenza divina sempre risorgente, La provvi­denza, infatti, secondo il pensiero mazziniano, agisce per mezzo delle forze insiti1 nell'uomo, nei popoli, nel genere umano, forze the vanno espandendosi e talora disper­dendosi confusamente ma, nel complesso, tendenti ad un continuo progressivo miglio­ramento versa la realizzazione sempre pia completa della giustizia nelle leggi, nei costu­mi, negli animi)}. Dato il concetto mazziniano altamente religioso e morale della vita lottante per realizzarsi ne consegne, nell'animo del Mazzini un tumulto di pensieri e di sentimenti, uno stato febbrile in cui la gioia si alterna più spesso all'angoscia. Così nello scendere in Italia nel 1848, dopo le vittoriose Cinque giornate milanesi, Mazzini scriveva: mi sono sentito commosso, profondamente commosso entrando in Italia, ma, strano a dirsi, senza gioia* Non importa se sono, conte temo, morto atta gioia: non sono morto al dovere'. In Mazzini vi è uno spirito teso con tutte le energie alla liberazione civile e morale dell'uomo, dell'Italia, dell'Europa, di tutti i popoli in una concezione più. giusta e più alta dell'esistenza umana sintetizzata, quasi, nel noto motto mazziniano: Dio e Popolo. Conseguente a questo suo stato spirituale i suoi scritti e la sua azione. I suoi scritti (Critica letteraria commista a filosofia, storia, sociologia, politica) si susseguono incessanti in uno stilè-frettoloso, concitato, poetico che mira soltanto a convincere. Giornali e riviste di propaganda sono determinanti, successi­vamente, lo spirito suo e la sua azione: tali la Giovine Italia, (1832), la Giovine Svizzera, (1835), l' Italia del Popolo (1848) Pensiero ed Azione (1859). Lettere, alcune magnifiche, rispecchiano momenti storici cruciali: tali quelle dirette a Carlo Alberto (1831), a Pio IX (1847), a Francesco Crispi (1864), al Conte di Cavour (1858), ai Membri del Concilio (1870). In tutti i suoi scritti appare in Mazzini l'affermazione della sua fortezza di carattere determinante costanza e fede nell'ideale sognato. A don Enrico Tazzoli mazziniano e credente la fortezza di carattere, da lui bandita dalla cattedra e dal pergamo con gli scritti e con l'esempio, darà invece la calma neces­saria e, soprattutto, la serenità per giudicare nei momenti più difficili della vita. Sembra che la fortezza di carattere si tramuti in lui in allegrezza che egli trasmetterà nell'anima dei suoi cari quasi a loro gioia e conforto. Le sue considerazioni filosofiche assai interessanti sulla fortezza, ci danno il valore e la misura di quello che egli chia­mava! carattere distintivo della umana dignità. La sua voluta allegria si rispecchia nelle sue poesie giocose scritte nelle carceri del Castello di S. Giorgio a non molte settimane dal suo supplizio. Cosi', ad esempio, al fratello Silvio ritornano le liete rime delle lettere del luglio; pei suoi cari il 15 ottobre 1852 Tazzoli compone lo scherzo poetico sulle Cinque Terese da lui predilette ed il 4 dicembre 1852, a 48 ore dalla ferale sentenza di morte, egli invia la poesia J? passero gentile all'amatissima zia Gcge. Sembra, quasi, che studioso ed amante dei Vangeli riviva in lui quello spirito di giocondità serena e poetica che aleggia nelle pagine di S. Luca e che trionfo negli scritti di S. Paolo il maestro suo. Ricordate? S. Paolo aveva raccomandato ai tiuoi fedeli nelle lettere ai Kilippcsi: (42) Gioite nel Signore, sempre: nuovamente dico, gioite; ai Tesfialonici (5,16): Gioite sempre; ai Galati (8,22): il frutto dello spirito è amore gaudio. Anche Mazzini possedeva la fortezza del carattere, bandita dal Tazzoli ma manifestanteai, come accennammo, in un'alternativa di gioia o più spesso di angoscia. Ben scrisse di lui il Carducci:
Esulo antico al Cittì mite e severo leva ora il volto che giammai non rise in sòl, pensando, o ideal, sei vtroj