Rassegna storica del Risorgimento
TAZZOLI ENRICO ; MAZZINI GIUSEPPE
anno
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1950
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pagina
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495
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Giuseppe Mazzini e Don Enrico Tozzoli 495
coi entrambi aspirano Tazzoli e Mazzini con tutta l'anima. L' associazionismo del Mazzini e del Tazzoli mira all'attuazione spontanea della solidarietà umana nel riconoscimento dei reciproci bisogni. Domina, infatti, nel prete sociologo mantovano questo senso profondo di patriottismo italico e di solidarietà umana che potremmo riassumere in altrettanti capitoli della sua vita nei quali egli si innalza nella sua missione inesausta di carità, di amore di fratellanza sociale sopra tutti i suoi collaboratoli. Il suo apostolato si inizia può dirsi all'uscita, lui giovanissimo dal Seminario mantovano con una azione intensa e continuativa sino al sacrificio di Belfiore (7 dicembre 1852). Cioè dall'alba al tramonto della sua vita come avvenne pel Mazzini.
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Mazzini e Tazzoli furono due grandi idealisti, di un idealismo materiato da un comune continuo sacrificio verso la dedizione suprema. Fisi, pensiero ed azione, nella redenzione dell'Italia e delle altre Nazioni tutte in una nuova Umanità risorgente pel prete apostolo il verbo di Cristo parlava nei Vangeli di amore e di fratellanza Rimana alle genti; il grande Apostolo genovese nella nuova bandita Umanità risorgente stimava, illudendosi di volta in volta, pia facile la vittoria e più facili ed efficaci i mezzi per conseguirla nel completo raggiungimento del suo ideale umanitario e nazionale. Certo è dolorosa che Mazzini (come osserva Alfredo Galletti) abbia troppo trascurate le esigenze di quel realismo politico a cui deve piegarsi Videa ed abbia, cosi preparata la propria sconfitta mentre, intorno a lui, altri abili e pia realisti raccoglievano i frutti della semente che egli aveva gettata. Idealisti entrambi, Tazzoli e Mazzini, anche nell'auspicata elevazione delle classi popolari per la quale elevazione, come vedemmo, sono chiamati a raccolta e sussidio musica, canto, arti, scienze. Idealisti al sommo grado perchè soffriranno entrambi (e quali sofferenze) per la realizzazione degli ideali loro attraverso apatie, resistenze formidabili, ostacoli di ogni genere nel sonno generale delle anime. Ciò che scrisse Giosuè Carducci di Mazzini ben di addice ad
entrambi giacché:
Videro nel del crepuscolare
coH cuor di Gracco ed il pensier di Dante
la terza Italia; e con le luci fise
a Lei trasser, per mezzo un cimitero,
e un popol morto dietro a lor si mise.
Giacché potremmo dire che colla Santa Alleanza e il Congresso di Vienna del 1815 un lenzuolo di morte, un completo e generale sonno di anime dominavano la penisola nostra, solo rotto, qua e là, da qualche bagliore radioso che ricadeva ben presto nelle tenebre. Famiglia, amore, agi della vita, tranquillità fisica e morale tutto sacrificarono Mazzini e Tazzoli, volenti e coscienti, per la realizzazione del loro scopo supremo. Mazzini è in continua lotta, in continuo movimento, in continuo doloroso e penosissimo emigrare! Giovanissimo è rinchiuso nella Rocca di Savona. Condannato alla forca nel 1833 è profugo a Marsiglia; sfrattalo dalla Francia si reca nella Svizzera a Losanna e Ginevra (1834-1837); sfrattato dalla Svizzera si reca in Inghilterra a Londra (1837-1847). Il 1848 vede Mazzini a Milano, poi a Roma nel 1849 nel glorioso Triumvirato della Repubblica romana. Cadute Roma e Venezia egli ritornerà ancora, a seconda degli avvenimenti politici, in Italia ed all'estero. Di nuovo condannato a morte nel 1858, poi libero, poi ancora arrestato come a Gaeta mentre a Porta Pia Roma veniva liberata dall'esercito della nuova Italia ora costretto perfino a nascondersi, vilipeso a volte, sconosciuto e negletto, esiliato per anni pure nella sua vita tormen-