Rassegna storica del Risorgimento

TAZZOLI ENRICO ; MAZZINI GIUSEPPE
anno <1950>   pagina <497>
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Giuseppe Mazzini e Don Enrico Tozzoli 497
Tito Speri, l'eroe delie Dieci giornate bresciane, ai avvia alla morte lieto e ridente come a desiderate uozzc!
Pietro Fortunato Calvi, il leggendario difensore del Cadore, muove al supplizio stoicamente fumando, sereno, tra la folla degli ufficiali austriaci ammirati e commossi!
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E quali furono, ora, per concludere, le attitudini di Mazzini e di Tazzoli di fronte al concetto unitario statale italiano? Del Mazzini ognuno sa cosa pensasse in me­rito al futuro assetto politico della Patria nostra e come egli operasse e vivesse, in conseguenza, sino agli ultimi suoi giorni. E la sua dottrina politica attraverso dure, dolorosissime ed amare delusioni si mantenne e si mantiene, tutt'ora, vivis­sima nei fedeli fervidi discepoli e seguaci empiendoci di devoto rispetto e di doverosa stima per essi.
In riguardo al Tazzoli (repubblicano mazziniano) con logica deduzione dei suoi scritti e del suo pensiero noi riteniamo che non sarebbe stato improbabile una futura evoluzione politica sua dati gli avvenimenti italiani successivi al suo martirio accet­tando anch'egli, come moltissimi altri compagni di fede, il plebiscito della nazione. Questa fu, pure, l'opinione di Gaetano Polari nel suo Enrico Tozzoli edito dalla Casa editrice torinese Pomba nel 1861. Bisogna però ricordare, quasi a legittimare l'opinione del Polari, che la sua biografia su don Enrico Tazzoli (per necessità assai imprecisa e deficiente) venne scritta dopo le vittorie francopiemontesi del 1859 e l'epica marcia vit­toriosa di Garibaldi in Sicilia e nell'Italia meridionale del 1861 la quale si concluse con l'adesione del Duce dei Mille e dei più fieri e puri patrioti repubblicani al regno d'I­talia del Re sabaudo Vittorio Emanuele IL Ma allora nel novembre 1850 alla costitu­zione del Comitato insurrezionale mantovano presieduto da don Enrico Tazzoli, dopo le infelici campagne del 18481849 del Lombardo-Veneto ed in Piemonte, visto che questo ultimo e gli altri Stati italiani non lasciavano sperare in un sollecito favorevole nuovo intervento pareva ai patrioti che l'unico mezzo per raggiungere al più presto l'indipendenza e l'unità d'Italia fosse quello di appoggiare il movimento repubblicano mazziniano. Scriveva don Enrico Tazzoli nelle sue lettere a Maria: Jl Comitato aveva spiriti repubblicani pure avvisò di non spiegare la sua bandiera per non urtare nell'opinione di molti altri buoni patrioti, ma però diffondere Vamore alla Repubblica. TI perchè io, incaricato di esporre il programma alla seconda adunata dei soci, dissi che il Comitato disporrebbe le cose in modo da potersi giovare della prima opportunità che si paresse per scuotere il gioco straniero. Tazzoli, adunque, era fautore dell'ideale mazziniano concretizzato nell'unità ed indipendenza completa dell'Italia. Sono abbastanza significative, per il ri avvicinamento dei due eletti spiriti, le parole ben note del Mazzini dirette al Gioberti nel 1848 a Parigi. Io e Gioberti, disse allora Mazzini, differiamo in alcune cose ma amianto tutte e due il nostro paese e :. tappiamo di intenzioni pure. Potremo, adunque via via, avvicinarsi anziché separarci pia oltre. Questo era il pensiero mazziniano .Amare il proprio paese con intenzioni pure concorrenti tutte allo scopo supremo . E quale era lo scopo supremo per il Tazzoli, pel Mazzini e per tutti i patrioti in quel tempo? Come vedemmo dalle di­chiarazioni Bue quale capo del Comitato rivoluzionario lo scopo supremo del Tazzoli e degli altri congiurati era implicito e ben chiaro risultante da dette dichiarazioni a scuotere, cioè, il gioco straniero vale a dire: scacciare daW Italia, con qualunque