Rassegna storica del Risorgimento

TAZZOLI ENRICO ; MAZZINI GIUSEPPE
anno <1950>   pagina <498>
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4.98 Tullio Urangia Tozzoli
mezzo, VAustria principale sostegno della S, S. i cui possedimenti territoriali costitui­vano Postaccio più forte air unità d* Italia. Pure dì raggiungere questo scopo supremo lo stesso Mazzini non aveva, in parte, rinunciato alle sue ideologie politiche nel suo duplice tentativo? Giacché come ognuno sa Mazzini, in un pruno tempo, era entrato in trattative con Carlo Alberto dopo l'offerta fattagli dal conte di Castagneto segre-tario particolare del Re a mezzo di Federico Campanella vecchio amico giobertiano. E poco prima, vista la grandissima popolarità che godeva il Pontefice e le iniziate riforme romane, Mazzini non aveva esitato con una lettera famosa a tentare di persuadere Pio IX a realizzare lo scopo supremo: la lotta, cioè, contro l'Austria, la nemica n. 1. Ma, purtroppo, allora i gesuiti imperavano e furono essi, allora, i più accaniti nemici di ogni rinnovamento politico sociale. Tazzoli anche in onesto seguendo Mazzini condivideva l'avversione che i patrioti sentivano, in quel tempo, verso detto ordine religioso. Anche in riguardo al dominio temporale del papato don Enrico Tazzoli accarezzava ed accondiscendeva al pensiero mazziniano. Ricordiamo come nella prima Memoria presentata dal Tazzoli nell'ottobre 1852 al generale austriaco barone Culoz governatore militare di Mantova dietro richiesta del medesimo, così esprimevasi: non io discuterò, qui, sulla convenienza o meno del regime temporale dèi Papi ma secondo lo spirito di educazione pubblica del clero veneto è eretico Dante là dove grida, nel canto XIX dell'inferno:
Ahi! Costantin di quanto mal fu matre non la tua conversione ma quella dote che da te prese il primo ricco Patre
Non sanno essi proseguiva Don Enrico che contendendo la libertà di discussione intorno a questo punto meramente politico e facendo una sola inseparabile cosa di un So­vrano e di un Pastore autorizzano Verrore di coloro che meno rispettano il supremo Gerarca della Chiesa perciò solo che avversano il Rege di Romagna ? Non vi pare implicita, signori in queste frasi, scritte dal Tazzoli quasi in anticipazione di un secolo, la convenienza e la necessità del seguito recente concordato dell'Italia con la S. Sede? Ora è notevole in Tazzoli prete e ligio alle norme ecclesiastiche questo suo deciso atteggiamento politico religioso se si pensa (come osserva il Muraglia nella sua accurata Storia della Rivoluzione romano.) come fosse comune nei Repubblicani del 1849 la incomprensione del problema della indipendenza del Capo della Chiesa Cattolica- In Pio IX infatti (quale si era rivelato il 29 aprile di quell'anno nell'Allocuzione nella quale egli affer­mava con maggiore energia le sue posizioni in contrasto col delirio nazionale neo-guelfo) non si riusciva osserva il Miraglia a vedere che un Papa circondato da ge­suiti ed ambasciatori stranieri, amico dell'Austria e dello Zar. .Era d'altra parte, Pìo IX (come osservò in un suo recente Saggio nella Rassegna Storica del Risorgimento un dotto studioso di esso) quel Pontefice che i Liberali non pochi almeno vo­levano fosse, od almeno apparisse, il campione del sentimento nazionale, il campione della guerra allo straniero con un errato anacronismo idealizzando quel Pontefice già popolarissimo in un Giulio II Dalla Rovere inpieno secolo XIX. In riguardo al potere territoriale del Papato nel problema dell'indipendenza e della unità nazionale don Enrico Tozzoli assume, invero, un'attitudine assai più consona allo spirito polì­tico religioso dominante negli Italiani di quanto non fosse quello del suo Maestro Giu­seppe Mazzini e dei repubblicani più accesi ed intransigenti. In questa sua concezione negativa direi della necessità o meno del potere territoriale del Papato egli ri­flette in certo qual modo le idee espresse dal conte Luigi Torelli nei suoi Pensieri sul-