Rassegna storica del Risorgimento
1849 ; LUIGI BONAPARTE RE D'OLANDA
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1950
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500
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LUIGI BONAPARTE E GLI INTENTI DELLA SUA POLITICA D'INTERVENTO A ROMA NEL 1849
Il 7 giugno 1819 la lotta eia ormai in corso sulle mura di Roma Luigi Bonapartc, nella sua relazione all'Assemblea Legislativa, esponeva ai rappresentanti della nazione in termini ormai chiari ed aperti* gli intenti che avevano guidato la sua condotta, in quella spedizione romana che era apparsa, fino allora, in una luce incerta ed ambigua.
Noi dice non avevamo che tre vie da seguire: o lasciare che le altre Potenze cattoliche coalizzate ristabilissero a loro placito e senza riguardi l'autorità papale; od opporci con lo armi ad ogni specie di intervento; od esercitare di nostra iniziativa un'azione diretta e indipendente. L'impostazione stessa del problema lascia intrawedere la soluzione.
Lasciar via libera alle altre Potenze... Lasciar via Ubera all'Austria, al rivale, al contraltare della Francia nella Penisola, a quel che l'Austria rappresentava, la reazione, la controrivoluzione europea... L'antitesi con la vecchia Europa dinastica, che la monarchia costituzionale di luglio aveva attenuato nel compromesso, si ravvivava nel regime uscito dalla crisi rivoluzionaria del 1848. L'indirizzo della giovane repubblica francese seguiva, ormai, in Italia, un corso segnato, in difesa non solo dei suoi interessi, su di un terreno vitale come quello della Penisola, ma anche di un sistema, di un'idea, di una concezione politica. Un atteggiamento, sia pure puramente passivo, portava ad un rovesciamento di posizioni, incompatibile con le tradizioni antiche e recenti della diplomazia francese.
Opporsi con le armi all'intervento straniero... Già nell'esporre questa ipotesi, il Bonaparte ne sottolinea i pericoli. In questo caso dice era la rottura con tutta l'Europa cattolica, nel solo interesse della repubblica romana. Un compito rivoluzionario. Ma la Francia del 1849 non era più la Francia del 1848: l'impulso impresso dalle barricate di febbraio alla rivoluzione s'era esaurito con le barrica te a rosse del giugno, e la vittoria del tricolore borghese. E le elezioni, parlamentari come presidenziali, avevano parlato chiaro. La solidarietà di regime con la repubblica di Roma sopravviveva soltanto nell'opposizione di estrema sinistra, nella Montagna, erede delle antiche tradizioni giacobine e delle nuove rivendicazioni sociali: una esigua minoranza, impotente nell'Assemblea, ed impotente nella piazza, dov'era discesa a difender la causa della rivoluzione, e Roma, che ne era la bandiera. Non aveva servito, quel nuovo giugno, che od allarmare gli spiriti moderati e borghesi ormai prevalenti. Poteva la Francia, quella Francia, scendere in campo a sfidare l'Europa, per una càusa che sentiva, che combatteva come una minaccia alla sua stessa esistenza?
Non rimaneva che esercitare di propria iniziativa un'azione diretta e indipendente . Intervenire, poiché non ai poteva essere assenti. Intervenire in un modo diverso da quello voluto dalla reazione austrìaca come da quello voluto dalla ri votazione romana. Polche la Francia del Bonaparto, se è aliena dagli spiriti rivoluzionari, non è per tpit* sto animata da spiriti reazionari. E la repubblica borghese, che non ha esitato ad affrontar con le armi Ha pericolo rosso nel giugno 1848 e noi 1849, gelosa custode dell'ordine e della tranquillità: ma non per questo è disposta a ritornare indietro al diritto divino, a dare il suo appoggio alla controrivoluzione, e alle sue nostalgie dinastiche e feudali* È la provincia, la campagna, col ano istinto del giusto mezzo : è la finanza, il commercio, la proprietà ; 6 la media e la piccola borghesia che richiama le sue origini