Rassegna storica del Risorgimento
REPUBBLICA ROMANA (1849) ; ROMAGNA
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1950
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532
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532 Piero Zuma
Ma non è di questo rapporto che io debbo trattare: il tempo e le circostanze mi consentono appena una rapida rassegna di avvenimenti che incominciano dal giorno in cui entra in Romagna (attesa da molti, e temuto o deprecata da tanti) la Repubblica, e vanno fino al giorno in cui le orme poco sicure e poco profonde della marcia repubblicana parvero scomparire sotto il pesante tallone dell'austriaco restauratore.
Fosti questi limiti, debbo anche trascurare ogni riferimento ebe riguardi quei romagnoli che operarono in Roma, e taluno di essi basta ricordare Aurelio Saul assumendo funzioni e responsabilità di capitale importanza*
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Come è noto, l'Assemblea Costituente nella storica seduta del 9 febbraio annunziava il grande evento: la Repubblica Romana.
Naturalmente le notizie, anche le grandi notizie come questa, camminavano allora col passo del tempo. Pertanto partirono dalla capitale le staffette ebe poi si moltiplicarono e si diramarono negli ex Stati della Chiesa quanto più. velocemente era possibile; ed in virtù di questa velocità la Repubblica cominciò ad aver vita ufficiale in Romagna il giorno 11, verso mezzogiorno, allorquando i prolegati di Forlì e di Ravenna ricevettero le staffette che portavano loro il decreto della Costituente.
Fu immediata cura dei due presidi trasmettere con altre staffette la notizia ai governatori delle città e paesi delle rispettive provinole e dare le prime istruzioni per l'immancabile celebrazione dell'avvenimento.
Con questi annunzi la Repubblica riceve il suo battesimo in Romagna; ma naturalmente un regime che possiamo chiamare pre-rcpubblicano già esisteva, e cioè un regime che, sullo schema di quello pontificio ma radicalmente sconvolto e mutato nello spirito, a cominciare dal dicembre 1848 fino a questo febbraio del '49 era venuto mano a mano orientandosi verso la forma repubblicana, anche per fare argine all'irrompente anarchia.
Questo processo si era gradatamente compiuto sia ad opera dei dirigenti politici che, più o meno consci, camminavano verso tale mèta, sia anche sotto la spinta di quelle necessità del vivere civile che non possono essere soppresse anche se il sovrano si è allontanato, anche se la marea del disordini tenta di sommergere tutto e tutti.
So di dire cose notissime, e quindi poche parole bastano per ricordare quale fosse l'ordinamento poUlico-amministrativo che resisteva nello due Legazioni, pur fra il mutare di uomini preposti alle funzioni pubbliche, pur con l'introduzione e Io sviluppo di nuovi procedimenti elettivi e pur nel rinnovato spirito informatore.
Già da tempo sostituiti i prolegati ecclesiastici coi prolegati laici, questi assumevano ora un nome più consono alle circostanze e cioè si chiamavano presidi della provincia. Quando giungono le staffette romane, era preside di Forlì il ecsenate conte Giuseppe Galletti, e preside di Ravenna il logliose conte Francesco Manzoni.
Nel comuni orano rimasti i Governatori che rappresentavano il governo e dipendevano direttamente dai presidi: 3 governatori erano iu generale forestieri, ma quasi sempre della regione o di regioni finitime.
È noto anche che avevano avuto luogo le nomine delle Magistrature formate dal Gonfaloniere e dagli Anziani: Magistrature che troppo spesso lasciavano il posto di fronte a tumulti ed a malcontenti, per rinnovarsi con altri nomJ'ffCOn altro Gonfaloniere.
Cerano poi le Guardie Civiche nei centri urbani, organizzate in compagnie o reparti minori: le quali, dopo il battesimo del luoco, e dopo I ritorni trionfali loro