Rassegna storica del Risorgimento
REPUBBLICA ROMANA (1849) ; ROMAGNA
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1950
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Piero Zarna
Debolissime rimanevano quindi nella Romagna le forze dell'ordine; e ben poco potevano gli agenti che ogni Governatore aveva a sua disposizione, ossia i Veglienti, che erano scarsi di numero, quasi sempre mal visti dal popolo, e accusati di parzialità dai partitanti e cioè dagli scalmanati che non volevano controlli nello loro azioni e dai moderati che trovavano insufficiente e pavido il loro intervento.
Questa insufficienza di forze diventa ancora più grave quando si consideri che la quiete pubblica non era soltanto sconvolta dagli agitatori politici e dai fanatici delle opposte fazioni, ma altresì dai malandrini, da bande di malfattori che rubavano, assassinavano, davano l'assalto a diligenze ed a corrieri, anche di pieno giorno ed anche sulle strade maggiori, quale per esempio la via Emilia.
Credettero le autorità di aver trovato un qualche rimedio contro questi mali creando nelle ciiià le Commissioni di Vigilanza cui vennero preposti cittadini autorevoli o ritenuti autorevoli; ma queste istituzioni che ricordano un poco quelle settecentesche dei Pacifici valevano di fatto come poche goccie di acqua in un fuoco ardente; né maggiore effetto avevano i corpi delle Guardie di Campagna che vennero creati nelle parrocchie rurali, e che ebbero come comandante quasi sempre un proprietario o altra persona influente del luogo.
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Ma adesso 11 febbraio si usciva finalmente dall'incertezza e dal disordine: si doveva e si voleva dare vita ad un ordine nuovo: la repubblica;
Quella giornata dell'11 febbraio 1849 era domenica: giornata quanto mai favorevole perchè la novella (sorprendente anche se attesa) desse luogo a manifestazioni di festa. Per giunta era hi penultima domenica di carnevale. I primi segni di giubilo si ebbero in grida, canti, suono di campane, spari, luminarie, e balli. La serata vide particolari entusiasmi nei teatri delle maggiori cittadine. Sulla spontaneità, sul calore di questi entusiasmi è difficile anche ora esprimere un parere.
A formularlo ci aiutano in ogni caso più le nostre personali esperienze che le cronache del tempo. Possiamo soltanto assicurare che non si ebbero allora quelle forme di entusiasmo collettivo che presero poi il nome di adunate oceaniche.
Se piacciono i confronti possiamo aggiungere che, a prescindere dal fatto che quella era la stagione carnevalesca, anche allora i balli tenevano un primo posto nelle manifestazioni patriottiche.
In quest'ordine di manifestazioni una città romagnolo, e cioè Cesena, aveva inconsciamente anticipato di qualche giorno rispetto alla data dell'11 -febbraio: ciò non impedì che le feste si rinnovassero anche a ragion veduta, e cioè a cominciare dalla sera di qnella domenica e per la durata di taro giorni, nel corso dei quali rimasero vittime tatti gli stemmi papali, e nacquero invece gli Alberi della Libertà, il maggiore dei quali sorse nella piazza in vista del Palazzo del Comune. Esso ebbe anzi l'omaggio focoso di padre Ugo Bassi che in quei giorni transitava per le contrade romagnole portando in ogni luogo il fuoco dotta sua eloquenza e quella sua bellezza fisica veramente singolare, bellezza di guerriero e di poeta, che sembrava trovare più una cornice che un contrasto in quella veste di barnabita.
Una manifestazione veramente teatrale ebbe luogo in quella sera a Faenza, giacché essa ebbe inizio in quel teatro cittadino gremito di spettatori ohe assistevano all'opera / Due Foscuri del maestro Verdi.