Rassegna storica del Risorgimento

REPUBBLICA ROMANA (1849) ; ROMAGNA
anno <1950>   pagina <538>
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Piero Zamà
porte. Bisogna dunque aiutare Bologna a resistere: questo sembra a tutti il primo dovere e la necessità dell'ora. Ed ecco il concentramento dei battaglioni Civici romagnoli a Castel San Pietro dove essi giungono dal 10 all'll maggio. Ma il giorno 12 giungono a Castel San Pietro due messi bolognesi, Achille Albini e Camillo Casarini, i quali dis­suadono i Romagnòli a proseguire, e li persuadono piuttosto a tornare alle loro case, giacche il nemico avanza.
Come è noto, il 16 maggio il Wimpffen exnana da Bologna il suo proclama persua­sivo e minaccioso nel tempo Stesso: in quel giorno medesimo il preside Boccaccini di Ravenna si affretta a lasciare il posto: il 18 la cavalleria austriaca è a Faenza donde prosegue per Forlì. A tarda sera di quel giorno anche il preside Laderchi si allontana coi famigliari ed alcuni funzionari dirigendosi alla volta di Roma.
Ora si abbattono stemmi repubblicani e Alberi della Libertà. Si ode persino qualche grido di festa rivolto ai soldati nemici: essi vengono salutati (quali profonde radici hanno certi -vizi!) col nome di liberatori. In verità la Repubblica Romana in Romagna era morta, e possiamo dire che essa già non viveva più nel cuore di molti che avevano cre­duto o almeno sperato, poiché non è sulle violenze e sui delitti ammantati di patriot­tismo che trovano vita i regimi.
Forse la piccola cronaca romagnola che abbiamo rapidamente riassunta nei suoi aspetti principali può recare appunto il suo valido contributo per una maggiore com­prensione del breve periodo che ha nome da Roma repubblicana. Può intendo dire- aiutare a togliere qualche paludamento con cui la storia riveste ancora uomini e cose di quei giorni, può aiutare a vedere meglio le linee architettoniche pulite di retorico ornamento.
I quali ornamenti non servono nemmeno come troppo spesso si è creduto - ad educare all'amor di patria, giacché niente vi è che educhi in modo migliore e più efficace della verità.
Inoltre la cronaca accennata ci dice le ragioni dell'orientamento successivo di molti patrioti di Romagna i quali dopo la sofferta esperienza camminarono su altre strade, non chiamati da interesse, ma dalla convinzione che queste e non quelle con­ducessero alla meta dell'unità e dell'indipendenza.
PIERO ZAMÀ.
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