Rassegna storica del Risorgimento
REPUBBLICA ROMANA (1849) ; ROMAGNA
anno
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1950
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pagina
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541
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Libri e periodici 541
sempre più vicini a noi, Ferrari, Oriani, Gobetti, Colamarino, Borgese nelle pagine del Golia, e ancora... si parva licet componere magnis... lo stesso Giorgio Fcnoal-tea, dopo la liberazione, nella sna Storia degli Italieschi dalle origini ai giorni nostri, scritta su un tono semischerzoso.
Ma il disegno tracciato dal Cusin vuole pur sempre essere più ampio e più impegnativo. Lo stesso titolo del volume nella sua, chiamamola cosi, lineare chiarezza lo rivela. Vi è riuscito?
In parte dobbiamo dire di si: il suo scritto è ricco di spunti validi e di osservazioni calzanti, mostra agilità di giudizio, fa giustizia di luoghi comuni troppo abusati, il che non è poco. Ma spesso, troppo spesso è ingiusto ed eccessivo, facile e semplicistico (pur nella sua terminologia scientifica) e risulta fiacco e monocorde. Piacevole a leggersi nella singola pagina o annotazione, pian piano se ne scorge il gioco e stanca ed annoia.
A questo contribuisce l'anormale distribuzione della materia. Si tratta di un grosso volume (ben 539 pagine): mentre, però, la seconda parte La Società italiana e il fascismo occupa circa 380 pagine, la prima Il passato non raggiunge le 130. Ora è evidente che, dato l'assunto dell'opera, tutta la storia e la tradizione italiana vengano studiate in relazione alla presupposta insufficienza dell' Italia contemporanea; ciò nonostante la sproporzione resta e quello che vorrebbe e potrebbe essere ancora uno studio ordinato di valore scientifico si trasforma in una violenta e prolissa polemica, sulla quale insistere e discutere in una sede come la presente ci sembra inutile.
Un'osservazione finale ci sia permessa. Dove il Cusin si scaglia con più violento furore è contro il conformismo accademico e borghese. Lasciamo da parte quello accademico e parliamo un momento di quello borghese o cosiddetto borghese. Qui il libro ci richiama ancora più alla mente la già citata Storia degli italieschi di Giorgio Fe-noaltea, che altro non è, in definitiva, se non un atto di accusa contro il conformismo universale. Ma, giustamente, nel primo capitolo, il Fenoaltèa chiarisce il suo pensiero e, mentre delinca la somatologia di una razza conformista comune ai cinque continenti, la divìde in due sottospecie: quella che vive, lavora, paga le tasse e muore in guerra e quella più furbescamente conformista degli arruffa-arraffa che, per l'Italia, denomina dei italieschi.
Questa suddistinzione che nell'immane schiera dei conformisti ha una notevole importanza manca ncXT Amistoria d'Italia o non è messa in luce sufficiente. E ce ne rammarichiamo perchè la sua presenza avrebbe avuto un valore umano e morale anche se non scientifico. Forse, con essa, l'intero libro ne avrebbe guadagnato. Per il Cusin, invece, sembra che la specie sia unica, ugualmente reietta e detestabile; è una palla di piombo che la migliore umanità (quale?) trascina al piede.
BRUNO ZAJTEI, h'opera di rinnovamento della Lombardia Austriaca durante il governo del Confe Carlo di Firmian; Trieste, Stabilimento Tipografico Nazionale, 1948, in 8< pp. 103. S. p.
Sul Conte Carlo di Firmian, considerato quale ministro plenipotenziario nella Lombardia e quale cittadino privato, si conservano nella Biblioteca Civica di Trento alcuni manoscritti (di mille pagine, divisi in tre tomi), dovuti ad Antonio Mazzetti: un rigido magistrato e un appassionato dilettante di cose letterarie che fu in relazione con molti grandi del suo tempo; tra gli altri con il Manzoni, col Monti, con il Rosmini, Poiché egli profuse tutta la sua attività al servizio dell'Austria (ricopri la carica di Presidente del Tribunale Superiore di Finanza e per la sua alta 'competenza fu creato barone di Roccanova) non è da meravigliare se nei suoi scritti abbondò in adulazioni verso il governo di Vienna e i suoi rappresentanti.
Anche per il Firmian, suo conterraneo, ebbe manifestazioni di ossequio e di ammirazione. Sul manoscritto del Mazzetti ha ricalcato una biografia del Firmian, nel 1872,