Rassegna storica del Risorgimento
REPUBBLICA ROMANA (1849) ; ROMAGNA
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544 Libri e periodici
progressiva distruzione delle istituzioni e delle usanze del periodo precèdente e l'aperta violazione dei principi democratici.
Ognun sa ohe concetto avesse il M. del Robespierre, al cui studio dedicò ben 25 anni d'intenso lavoro. Qui vuol dimostrare che tutto ciò che il Robespierre aveva predetto in effetto si avverò. Venuto a mancare in Francia il freno morale di capi degni di comandare, improvvisamente esplose tutto quel che i regimi parlamentari recano in sé di nefasto, di dissolvente,di corruttore. La Convenzione diventò una fiera dove sensali più. o meno abili fecero valere la loro bravura. Fece la sua comparsa la solidarietà parlamentare, sino allora sconosciuta, e l'interesse privato e collettivo dei deputati si oppose in maniera scandalosa all'interesse nazionale. Era ben giusto il monito del Montesquieu che senza la virtù, ossia senza la devozione al pubblico bene, la Repubblica è una spoglia vana e la sua forza non è che la licenza di tutti. Cosi, a quattro mesi dal supplizio del cinico Danton essendo riusciti i suoi accoliti a prendere finalmente le redini del potere, si scatenarono le più basse passioni: quel tristo periodo (afferma il Mathiez) presenta con i grandi eroismi e i grandi delitti del periodo precedente un contrasto che stringe il cuore. Ma i Francesi nella grande maggioranza disprezzarono gli nomini che della politica avevan fatto un mestiere e uno strumento di lucro-; e il regime parlamentare, falsato sin da principio nelle sue radici profonde e nel suo funzionamento, finì con non rappresentare altro più che se stesso
Idee invero non del tutto nuove (sullo stesso periodo nulla nubiani di più preciso delle belle pagine dell'Aulard); ma nuovo è, in gran parte, lo studio dei rapporti tra la reazione della Costituente e ì problemi economici e sociali del tempo, benché non poco abbia attinto l'A. dallo Jaurès (Histoire social iste, Paris, 1901-04). La politica del Robespierre (afferma il Mathiez) era stata risolutamente democratica. Egli sarebbe indubbiamente riuscito ad impiantare nuove istituzioni civili e a dare maggiore incremento a tutta l'attività economica e sociale cancellando venti secoli di monarchia e di schiavitù se avesse potuto prolungare la sua dittatura. Grazie all'immensa popolarità di cui godeva egli era riuscito ad arrestare il deprezzamento dell'assegnato con l'istituzione del maximum, a moltiplicare le indennità ai parenti dei soldati, i sussidi agli indigenti, a sovvenzionare in maniera indiretta gli artigiani e gli operai pagandone l'assiduità alle assemblee delle sezioni, procurando loro impieghi nei Comitati rivoluzionari, nelle numerose agenzie di vettovagliamento e nelle industrie di guerra. La Sancii-lotterie era stata,per un anno, all'ordine del giorno; e suoi erano stati l'onore e il profitto;
Nelle sedute del 4 e del 5 termidoro doveva darsi esecuzione ai decreti di ventoso, rimasti sino allora sulla carta, decreti che stabilivano la confisca dei beni dei nemici della Repubblica e ne ordinavano la distribuzione ai patrioti indigenti: si sarebbe creata cosi una classe che avrebbe dovuto tutto alla Rivoluzione, poiché le sarebbe stata debitrice della proprietà, e perciò l'avrebbe difesa. Era l'inizio di una vera rivoluzione sociale; ma furono appunto gli ultimi decreti, in particolare, che determinarono la caduta del Robespierre. Il 9 termidoro, a detta del Mathiez, fu il risultato di una coalizione nella quale erano entrati, insieme con la Pianura, rimasta sino allora paurosa e passiva, gli uomini d'affari e senza scrupoli.gli antichi amici del Danton e tutti gli ex proconsoli, macchiati di sangue e di rapine, che dalle leggi di ventoso sarebbero stati colpiti nelle vite e negli averi. Le oneste intenzioni del Robespierre furono però rivendicate dal Ba-beuf. È noto che nel 1791 nel suo Du système de dipopulation aveva aspramente attaccato il Robespierre e che nei numeri 33 e 35 del suo giornale aveva sostenuto ras-soluta impraticità del comunismo, benché al comunismo avesse aderito (cosi dimostra il Mathiez) sin dai primordi della Costituente, nò il suo atteggiamento, invero, all'inizio del Termidoro, fu molto chiaro: infierì contro i Montagnardi proprio nel momento in cui essi, per opera del Foyan e del Barerò, riprendevano il programma sociale del Saint-Just; protestò contro In radiazione dai Giacobini del Frfiron e del Tallien e si dichiarò pronto a ricevere i due esclusi nel suo battaglione di difensori della stampa: fu anche uno dei capi deBa gioventù dorata .