Rassegna storica del Risorgimento

REPUBBLICA ROMANA (1849) ; ROMAGNA
anno <1950>   pagina <548>
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548 Libri e. periodici
nelle magnifiche sale del Museo Centrale del Risorgimento da un gruppo di giovani della Scuola di Storia del Risorgimento della Università di Roma. Distinto in sei parti, corrispondenti alle sei sezioni della Mostra, il catalogo elenca il vastissimo e prezioso materiale raccolto, proveniente da vari archivi, biblioteche e musei o di pro­prietà dello stesso Museo Centrale, della cui genesi e dei cui tesori documentari discorre nelle pagine introduttive con sicurezza d'informazione Emilia Morelli. Ogni parte del catalogo è preceduta da precise notizie storiche (ne sono autori il Fonzi e il Giuni ella), le quali vogliono con rapidi tocchi richiamare gli avvenimenti e i personaggi cui i documenti esposti si riferiscono. Completano l'elegante volumetto (senza, bene inteso, alcuna pretesa di offrire una bibliografia compiuta) alcune indicazioni essenziali degli studi abbondantissimi fioriti sino ad oggi intorno agli accadimenti romani del '48-49 e un'appendice di 23 nitidissime tavole iconografiche, scelte con cura intelligente tra quelle inedite o mal note.
Il catalogo rimarrà come ricordo di una mostra che è stata la rievocazione viva e commovente di uno degli episodi più nobili e grandiosi della storia moderna d'Italia; ma riuscirà pure indubbiamente di acconcia guida ai cultori delle memorie patrie per rintracciare in breve tempo, e con certezza, le innumeri testimonianze, o ignorate o tra­scurate o non abbastanza sinora compulsate, atte a risolvere alcuni dei molti problemi che sulla natura o su particolari aspetti della repubblica gloriosa sono oggidì ancora oggetto di vivaci discussioni.
La quale ebbe senza dubbio un significato che si estese assai al di là di una storia locale. Fu lo splendore di un'aurora, come la definì bellamente Fon. Bonomi. Ma quale ne fu l'anima invero? Rispondeva essa all'aspirazione di tutto un popolo o non sorse piuttosto unicamente per la virtù somma di un nucleo di giovani ardenti e audaci, pronti a tutto dare, anche l'ultima goccia del loro sangue, per la bellezza dell'idea? Perchè qui (almeno per me) è la questione fondamentale: non nuova, ma non ancora sufficientemente chiarita; sicché continuano a correre non solo sui libri di testo per le scuole, ma pur negli scritti di dotti, affermazioni agiografiche non consentanee alla verità della storia. Il Bonomi qua e là in alcune pagine colorite del suo lavoro pregevo­lissimo su Mazzini triumviro fa cenni sulla psicologia del popolo romano dell'Ottocento, rozzo, violento, spesso sanguinario, sottomesso alle pratiche religiose ma incredulo e bacchettone, indolente e festaiolo e sull'apatia del patriziato, colto, sì, nell'insieme, ma di una cultura fatta esclusivamente di idee tradizionali e stantie e perciò assolutamente incapace di comprendere il moto dei tempi nuovi; ma manchiamo tuttora di uno studio largo, basato su di una documentazione irrefragabile, il quale ci dia conto delle veraci condizioni spirituali della popolazione romana durante il pontificato di Pio IX e al momento della sua fuga a Gaeta e delle varie correnti politiche (e segnatamente della corrente conservatrice, che, a mio avviso, ad onta delle manifestazioni liberali svoltesi a Roma tra il '46 e il '49, fu in ogni momento la preponderante) e, soprattutto, precisi il contributo fattivo portato dalle varie classi sociali (perchè su codesto punto molto si è forse esagerato) alla causa comune. Attraverso un esame attento e sereno dei nume­rosi appelli, manifesti, proclami, ordini del triumvirato, delle proteste dei Municipi e dei Circoli, delle cronache, degli autografi, dei carteggi, dei diari, degli scritti a sfondo autobiografico dei principali personaggi (materiale tutto di cui il catalogo in parola fa abbondante menzione), ma particolarmente attraverso Io spoglio dei giornali usciti nello Stato pontificio dall'avvento di Pio IX alla caduta della Repubblica, io penso sia possibile ricostruire su solide basi la situazione reale a Roma all'arrivo del Mazzini e durante il suo triumvirato e stabilire in che modo e sin dove sia riuscito il Veggente, tra difficoltà e complicazioni di ogni specie, a fare di una città senza tradizioni rivolu­zionarie, mutevole di propositi, sbandata e abulica (come la descrivono i più) il teatro magnifico del solo grande esperimento repubblicano dell'India risorgimentale. Poiché se la influenza del Mazzini fu enorme sul pugno di prodi ohe, giunti a Roma da diverse parti della penisola e perciò dissimili per lo più per consuetudini, per ambienti, per