Rassegna storica del Risorgimento
REPUBBLICA ROMANA (1849) ; ROMAGNA
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1950
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550
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550 Libri e periodici
Sa positura* que l'oa pourrait discuter, est bicu exprimée par ces laes de sou pie* fucier, rècrivaìn catholique sùìsse Gonzague de Reynoid: Ozi ne saurait assez le répéter aux détcfrainistes: l'histoire est l'oeuvre des hommes, de quelques hommes qui sont les pylones des lignes de force anxquelles ils assigncnt une direction. Ils sont les créateurs des événements et les arbitres des citconsfeances.
Sana doutc faut-il me ttre au compte d'une publication posthume quelques me-nues erreurs de détail, quii serait vain de relever; plus grave est le traitement infligé aux noms propres (Arton pour Artom; Messari pour Massari; Panzioni pour Panzini ctc). II est permis d'espérer qu'une édition ultéricure cffacera ces imperfections.
Au total, un livre utile, commode, qui pourra constituer pour bcaucoup une excel lente initiation et faire réfléchir les spécialiste; sur certains pointsde l'histoire cavou-tàenne.
Les études sur le Risorgimento ont perdu, avec Jean Humbert, un jcune savant qui avaìt donne bien mieux que des promesses.
PÀUL GuiCHONNET
FRANCO "VALSECCHI, II Risorgimento e VEuropa. L'alleanza di Crimea; Milano, Mondadori, 1948, in 8, pp. 504. L. 1500.
Primo passo di un cammino che dovrebbe percorrere tutto il ciclo dell'unificar zione, il bel volume del Valsecchi rievoca uno dei momenti più pieni e più significativi del Risorgimento, visto sullo sfondo o, meglio, nel quadro della storia europea! Torino, il Piemonte, l'Italia, visti dall'Europa: non l'Europa da Torino, ci avverte l'A., il cui intento è, appunto, di darci una storia europea dell'unificazione italiana.
H Valsecchi, cioè, si ricollega a quella tendenza viva da qualche decennio nella nostra storiografia di insistere sugli aspetti prevalentemente diplomatici del problema italiano, molto come esigenza originale, ma molto anche come reazione a certo eccessivo compiacersi e indagare di studiosi, di rievocatori e di commentatori sui motivi interni del problema italiano. Giustissima preoccupazione, a patto che non si esageri, in contrasto, nel senso opposto. Perchè come abbiamo detto altrove , anche quando ai voglia portare sul più vasto piano europeo il Risorgimento italiano per uscire dal chiuso della cerchia troppo delimitatamente nazionale, occorre tenere presenti il sostrato e le ragioni nazionali degli elementi, aspetti e momenti di quel periodo. Non basta insistere sulla necessità della storia diplomatica per far storiai questa rischia di diventare cronaca, né più né meno come è accaduto in passato per altre interpretazioni del Risorgimento, ove la si isoli in se stessa. È ingenuo pretendere di estraniare il problema italiano da quelli che costituiscono la storia del secolo, ma non lo è meno farlo diventare esclusivamente un problema di relazioni internazionali. Come giustamente afferma il Valsecchi, vi è una storia internazionale del problema italiano, accanto alla sua storia nazionale; e si integrano l'uno con l'altra, e runa non si comprende senza l'altra (p. 10). Si, l'una non si comprende senza l'altra, ma sarebbe soprattutto vano sperare di capire la storia internazionale senza la nazionale: nessuna preoccupazione e nessun intervento europeo sarebbero stati possibili senza una realtà italiana, fatta di necessita politiche, toriati, economiche, di aspirazioni ideali e, meglio ancore, di quella fondamentale esigenza morale che è alla base del pensiero e detrazione degli attori del Risorgimento, dal Genovesi al Mazzini. In fondo, non ragionava di veramente nelle sue Memoria d'emigrazione Domenico Giuriati, quando scriveva: io penserei che dirimpetto alla lodata cronaca del signor Nicomcdc Bianchi, ai dovrebbe raccogliere una cronaca altrettanto fedele del movimento popolare... Per fermo il cronista, privo del sussidio dei pubblici archi vi, dovrebbe essere fornito di una pazienza da frate. Ma quando anche la seconda opera fosse finita, allora si potrebbero'fondere ambedue, allora si completerebbero a vicenda, e si avrebbe la vera storia del riscatto