Rassegna storica del Risorgimento
REPUBBLICA ROMANA (1849) ; ROMAGNA
anno
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1950
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pagina
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556
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Libri e periodici
addirittura che Garibaldi sia stato ferito. Aspromonte verrà indicato come il titolo di Una fosca leggenda inventata dai repubblicani.
Ad accrescere i pettegolezzi innumerevoli clic si creavano ogni dì attorno al letto del sofferente che tenne però sempre un contegno dignitosissimo, senza lagnarsi di nulla mai, si aggiunsero le donne, che, dal desio chiamate, accorsero spontanee accanto al ferito al Varignano, allaSpezia. a Pisa. Eran tutte benemerite del Bisorgimento italiano: madri di eroi, come la contessa Mameli, la Cairoti e la Mordini o mogli di eroi, come la vedova del Pisacane e la contessa Pallavicino, e alcune eran straniere, come la Mario e la Schwartz, Qualcuna, a dire il vero, si dimostrò calmissima e serena (così la Cairoli, preoccupata unicamente della salute del Generale); ma altre si lasciarono trasportare dalla passione e scesero a. spiacevoli polemiche, in un ambiente già arroventato: o sul modo con cui si era svolto l'episodio finale ad Aspromonte o sui sistemi di cura o sul trattamento fatto al malato. Non giunse la ElpisMelena a scrivere nel suo Garibaldi che per quattro giorni alla Spezia, ove era giunta con lo strazio nel cuore, non le fu concesso di vederlo e che finalmente accostatasi a lui le parve e vicino a morire di fame?...
L'Arrigoni, che non è solo un chirurgo di vaglia (ne fa fede lo studio in parola) ma che è pur provveduto di vasta e seria cultura storica, premette al suo diligente lavoro una cinquantina di pagine per discutere sugli avvenimenti che precedettero e prepararono Aspromonte. Ma su questo punto non possiamo che in parte convenire con Ini, pur dovendo riconoscere che l'A. dimostra piena conoscenza del suo tema. Secondo PArrigoni al Battezzi va attribuita ogni colpa per il triste episodio. L'Arrigoni cade nell'errore comune a quasi tutti coloro che trattano dello spinoso argomento; di isolare cioè l'avvenimento come un fatto sporadico nella storia del nostro Bisorgimento, mentre non è possibile, a mio avviso, onestamente valutarlo se non lo si inquadra nel processo storico risorgimentale. H governo italiano nel '62 cercò di applicare quel metodo del compromesso che era riuscito così bene al Cavour nel '59 e nel '61. Ma i tempi eran ormai mutati né il Rattazzi possedeva il genio lungimirante e la tattica diplomatica del Cavour. D'altra parte vi è ancora un particolare da sondare perchè sia concesso di vedere un po' più chiaro nella intricata questione: quale influenza ebbe il contegno di Vittorio Emanuele II sulle autorità militari e navali della Sicilia?... Ninno mette in dubbio che la politica del Rattazzi fu tortuosa sino ai primi di agosto, cioè sino a che gli parve possibile tentare il doppio gioco (tentativo certamente tuttf altro che lodevole). Ma non vi è peraltro alcuna prova positiva che confermi la sua ambiguità dopo il 3 agosto, quando egli ebbe la certezza che il partito clericale francese era risolutamente deciso a non cedere di fronte a Garibaldi. Probabilmente i provvedimenti presi dal Rattazzi per impedire lo scontro tra l'esercito regolare e i volontari garibaldini furon tardivi, sicché le leve del comando gli si spezzarono tra le mani.
Qualche buona luce (io penso) potrebbe venire sull'increscioso avvenimento se con animo attento e spassionato si consultasse il prezioso materiale esistente nell'Ara elùvio del Ministero degli Affari Esteri di Plancia per la parte che riflette il periodo dal 1860 al 1863. Invero molti documenti interessanti tale periodo a trovati di già raccolti nella vanta pubblicazione ufficiale Lea orìgine diplomotiques de la guerre de 1870-7i, usciti a Parigi sin dal 1910. E notizie precise può anche rintracciare qua e là chi intenda studiare coscienziosamente l'argomento nella bella opera del THOIJVEKKL Paga de Vhistoire de Frane* (Parifc Plon-Nourrit, 1902-05) e, meglio ancora, nel 2 volume del lavoro informatlsslmo di BOUBCEOJ e CLEBMOKT Rame et Nupolfon III (Paria, Colin, 1907). MAMNO CIHAVEGNA
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