Rassegna storica del Risorgimento
1847-1848 ; CHIESA ; SARDEGNA (REGNO DI) ; STATO PONTIFICIO
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1951
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8
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8 Romolo Quazza
un'apologia dei Gesuiti: a ciò non credetti conveniente l'aderire né le circostanze attuali lo permettevano; quantunque io sia fermamente risoluto a non imitare l'esempio datomi da Clemente XIV, ciononpertanto è mia intenzione d'impedire con tutti ì mezzi, dei quali posso disporre, che la questione dei Gesuiti possa Tccar danno alla religione . *)
Pochi giorni dopo, il 2 gennaio 1848, imprecazioni contro i Gesuiti si ripeterono, per le vie di Roma, per le quali doveva passare il Pontefice.2) Ma i primi moti violenti contro i Padri della Compagnia si ebbero il 4 gennaio 1848 a Genova.3) La cosa prendeva ormai una piega assai grave ed il Consiglio di Conferenza del 17 gennaio la esaminò con preoccupazione.4) Prevaleva in esso l'opinione che convenisse tenere un contegno equilibrato, imparziale. In una riunione tenuta dieci giorni dopo furono unanimemente deplorati sia il commento ingiurioso comparso suWÉcho dee Alpes Maritim.es ad una lettera del conte De Maistre in favore dei Gesuiti sia la lettera stessa, giudicata sconveniente per un alto funzionario, investito di pubblica responsabilità. Con lo stesso criterio fu respinta la domanda del padre Pellico, perchè venisse pubblicato sulla Gazzetta Piemontese un articolo concernente il collegio dei Gesuiti a Genova. Tutti i ministri ritennero che esso avrebbe sollevato una polemica pericolosa e inopportuna e il re osservò che un organo ufficiale doveva cercare di sedare e non di eccitare le passioni.s)
Le manifestazioni ostili e la cacciata dei Gesuiti da Cagliari 1*11 febbraio e da Sassari il 17, le agitazioni violente rinnovatesi il 29 a Genova provarono che ogni speranza di pacificazione doveva ormai ritenersi svanita. Il moto raggiungeva la capitale del regno.
Nella riunione del Consiglio di conferenza del 2 marzo il ministro degli interni conte B ordii comunicò risultargli dai rapporti pervenutigli che la sera stessa si intendeva fare in città una violenta dimostrazione contro i Gesuiti. Era quindi necessario prendere misure per evitare gli abusi della folla sfrenata; egli però riteneva fosse miglior partito il consigliare ai Gesuiti di allontanarsi, per evitare di venire agli estremi. Furono rilevati il malcontento generale crescente e l'ostinazione a resistere ai desideri espressi dalla grande maggioranza della popolazione, e, sentito il parere di tutti i ministri, *) Carlo Alberto ordinò al marchese Alfieri, il quale aveva suggerito misure
l> Rapporto Pareto, 27 dicembre 1847, n. 264.
-) Rapporto Pareto, 3 gennaio 1848, n. 268.
al Boccio, op. cit voi. 3, p. 265 e sgg.; F. DON A VER, Genova nei primi mesi del 1843, in Rio. star, del Risorg. ital., Torino, 1898, p. 137; A. CODIGNOLA, La vita e gli scritti di G. Mameli, Venezia, s. d., voi. I, pp. 153 e 156 sgg.
*) Vedi il processo verbale, pubblicato da A. COLOMBO, op. cit., pp. 27-28.
s) Verbale del Consiglio di Conferenza del 27 gennaio 1848, in COLOMBO, op. cit., pp. 41 e 51.
*) Il Borelli disse che sarebbe stato impossibile sostenere una Congregazione resasi cosi raalvìsa e che era nell'interesse stesso dei Gesuiti suggerir loro di andarsene. H conte Avet fu delio stesso parere e soggiunse che bisognava avvertirli che, qualora non si fossero decisi ad allontanarsi spontaneamente, il Governo non avrebbe più potuto accordar loro la sua protezione: la loro presenza rientrava nel caso giuridico delle persone, che sono causa di turbamento dell'ordine pubblico. Il conte di Rcvcl dichiarò ehe non ri poteva continuare a proteggere i Gesuiti contro l'interesse dello Stato, e che era necessario per l'ordine e la sicurezza pubblica che prima di sera si sapesse che Husegnamento era stato loro tolto e che ci si rivolgerebbe a Roma per la