Rassegna storica del Risorgimento
1847-1848 ; CHIESA ; SARDEGNA (REGNO DI) ; STATO PONTIFICIO
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1951
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Problemi di politica ecclesiastica, ecc. 17
mancato di produrre effetti rincrescevo!], si concerti piuttosto con la Santa Sede la modificazione da apportare al concordato nei ponti che concernono il foro ecclesiastico . D altronde ogni resistenza dell'autorità pontificia sarebbe stata praticamente vana in quel campo, in cui la riforma trovava l'opinione pubblica ormai completamente matura. J) Essa potrebbe d'altra parte concludeva il giureconsulto piemontese esser fonte funestissima di gravi conseguenze in pregiudizio della religione e della perfetta armonia che il Governo di Sua Maestà desidera vivamente di mantenere con la Santa Sede .
I due punti messi in evidenza dallo Sclopis sono in realtà le note dominanti delle trattative, che il 6 giugno 1848 il Ministro degli Esteri, Lorenzo Pareto, diede incarico di avviare al rappresentante dei Regno Sardo in Roma.
Far rilevare che l'invito rivolto alla Santa Sede era una suprema manifestazione d'omaggio, ispirata alla comunione d'intenti, che le due sovrane autorità avevano dimostrato di avere, doveva essere il primo compito del ministro: che se poi tra i consiglieri del Pontefice alcuno sgraziatamente si trovava che, da troppo meticolosa coscienza affascinato, frapponesse difficoltà alla riuscita dell'affare, sarebbe stato necessario mettere in evidenza quanto spiacevoli potevano essere le conseguenze, più. non essendo nel potere del Re né del suo Ministero il far prevalere i sentimenti del rispettoso loro ossequio verso la Chiesa e l'augusto suo Capa sopra le opinioni e decisioni del Parlamento, delle quali era facile prevedere il tenore.
Era perciò assolutamente necessario conoscere sollecitamente le intenzioni della Santa Sede, affinchè il Ministero fosse in grado di rispondere ad eventuali interrogazioni in Parlamento, ce Non isfugge certamente alla penetrazione della Santa Sede osservava Lorenzo Pareto quanto meglio sarebbe sotto ogni rapporto il non lasciarsi anticipare da una opinione del Parlamento quando volesse esercitare il suo predominio onde far senza dell'intervento dell'autorità ecclesiastica .2) Il rappresentante sardo a Roma, prima di agire ufficialmente, ritenne utile sentire il parere del cardinale Antonelli sia per l'influenza che esercitava sul Pontefice, sia perchè egli era ritenuto propenso a a favorire fino ad un certo punto quelle riforme che richiede la necessità dei tempi . L*Antonelli dichiarò che ce persuaso come Egli era che l'abolizione del foro ecclesiastico sarebbe stata una delle prime questioni che avrebbero sollevate le Camere legislative , aveva già più volte illustrato al Pontefice la necessità, in cui la Santa Sede si sarebbe trovata, astante i cambiamenti politici avvenuti nei diversi Stati d'Italia, di adottare un sistema uniforme anche a riguardo della disciplina ecclesiastica. In sostanza il cardinale si dimostrò anzi che no propenso ad appoggiare presso il Papa la richiesta del Governo di Torino. Tuttavia il Pareto era intimamente convinto che non poche e gravi difficoltà si sarebbero dovute superare per ottenere l'adesione della Santa Sede, <c sempre restia quando trattasi di spogliarsi di alcune delle sue prerogative , cosicché i negoziati si sarebbero certo trascinati per lungo tempo.3) 2?eÌ colloquiò con FAntonelli il Pareto insistette principalmente su due argomenti: 1 il fatto che il foro ecclesiastico sussisteva ormai solo nel Regno di Sardegna, mentre in tutti gli altri [Stati] cattolici d'Europa o non csistefva] come in Fronda, Germania, Toscana, o se e afe Le [va] [era] soltanto per pochi casi misto al foro laicale come [aveva]
i) Sull'orientamento dell'opinione pubblica rispetto alle questioni concernenti i rapporti fra lo Stato e la Chiesa, vedi .TEMOLO, Chiesa e Stato... clt., passim*
i) Dispàccio confidenziale del Ministro degli Esteri a Domenico Pareto, 6 giugno 1848.
3) Rapporto Pareto, confidenziale, 12 giugno 1848.
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