Rassegna storica del Risorgimento
1847-1848 ; CHIESA ; SARDEGNA (REGNO DI) ; STATO PONTIFICIO
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1951
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Problemi di politica ecclesiastica, ecc* 19
ultimo suscettibili anch'esse di qualche cambiamento in alcuni punti, ma questa loro mutabilità non può non essere di gran lunga minore di quella alla quale soggiociono le cose e gli istituti del secolo. Di ciò non è difficile il ravvisare la ragione se si riflette ali intrinseca diversità che v*è tra gli umani Governi i quali andarono sempre soggetti alla variabile condizione delle mondane vicende, e il sacro Governo dato da Nostro Signor Gesù Cristo alla sua Chiesa, la cui fondamentale stabilità venne a sostegno Baldissimo della Chiesa medesima assicurata dalle divine promesse. Dopo tale considerazione, non potendosi dalla varietà degli ordinamenti politici far dipendere le modificazioni delle leggi e costituzioni ecclesiastiche, il Santo Padre non può giammai ammettere la conseguenza che nella Nota anzidetta iraevasi rispetto alle canoniche prescrizioni concernenti II foro ecclesiastico dalle variate forme di civile governo negli Stati di Sua Maestà il Re di Sardegna .
Traendosi così risolutamente indietro di fronte al tono fiducioso della Nota sarda, la diplomazia pontificia non ometteva poi di ostentare un immenso stupore per una richiesta, che la larghezza e la longanimità dimostrate nella convenzione del 27 marzo 1841 le facevano apparire strana, inattesa, se noninammissibile. Tuttavia Sua Santità, pronta a fare sempre uso della benignità apostolica in proporzione delle straordinarie esigenze de* luoghi e dei tempi , accondiscendeva alle trattative per esaminare se era ancora possibile concedere qualche agevolazione, e deputava a ciò il cardinal Antonelli, riservandosi naturalmente il giudizio definitivo. x)
Convinto che ad un'abolizione sic et simpliciler del foro ecclesiastico la Santa Sede non avrebbe mai acconsentito, il marchese Domenico Pareto domandò che da Torino si inviasse prontamente uno schema di convenzione in modo che egli potesse dar inizio alle trattative intorno ai capi essenziali. Date le consuetudini della diplomazia papale, aver ottenuto l'assenso a negoziati era già un successo molto notevole sia a giudizio del ministro sardo a Roma2) sia nelle impressioni del gabinetto piemontese. 3)
Per evitare ogni perdita di tempo il marchese Pareto si pose a studiare egli stesso la questione e, sulla base delle istruzioni avute all'inizio, stese un primo progetto da presentare all'Antonelli e lo inviò immediatamente a Torino per l'approvazione. 4)
') Copia della nota, datata del 27 giugno 1848, diretta dal card. Soglia a Domenico Pareto. Quest'ultimo la ricevette il 30. Pervenne al conte Solopis il 5 luglio 1848.
*) Confidenziale di Domenico Pareto, 1 luglio 1848, n. 54.
3) Informato delle incoraggianti parole del card. An tonelli e ricevuta la comunicazione che il marchese Domenico Pareto aveva presentata al card. Soglia la nota per l'apertura dei negoziati, il ministro degli esteri sardo, Lorenzo Pareto, inviò il 1 luglio al plenipotenziario il seguente dispaccio: Ho l'onore di porgere i miei ringraziamenti alla S. V. Illum per le interessanti notizie che col solito particolare suo zelo mi ha procurato riguardo alla pratica già da Lei aperta presso la Santa Sede per ottenere l'abolizione nei RR. Stati del privilegio del foro Ecclesiastico. Essendomi tosto fatto un dovere di comunicarle al competente dicastero, desso non potè a meno di sentire con soddisfazione Je buone disposizioni manifestate a tale riguardo dalla S. Sede. Mi riservo a suo tempo di mandare a V. S. l'accennatomi-progetto del nuovo Concordato da combinarsi poi definitivamente colla prefata Sede Apostolica, intanto non mi posso esimere dal nuovamente pregarla di continuare a tenermi al corrente di quanto può riguardare questo rilevantissimo argomento aspettando con ansietà la risposta alla nota officiale da lei data all'Emm0 Segretario di Stato. Dispaccio 1luglio 1848, n. 203.
*) Rapporto confidenziale di Domenico Pareto, 4 luglio 1848, n. 55.