Rassegna storica del Risorgimento

1847-1848 ; CHIESA ; SARDEGNA (REGNO DI) ; STATO PONTIFICIO
anno <1951>   pagina <22>
immagine non disponibile

22 Romolo Quazza
Inviando a Roma il progetto steso dalla Commissione e le istruzioni del Ministro della Giustizia, Lorenzo Pareto rinnovo il 25 loglio la raccomandazione di usare la maggior diligenza per conseguire il bramato accordo con la Santa Sede.J) Ma il rappresentante sardo, pur proseguendo attivamente nei colloqui col card. Antonelli e pur avendone promessa di sollecito riscontro, non mancava di chiosare: Malgrado tale assicurazione giovami far osservare all'Eccellenza Vostra che questa sorta di affari trattasi qua colla maggior lentezza, di modo che non dovrà recarle sorpresa se al conseguimento del bramato accordo colla Santa Sede sarà necessario un lungo spa­zio di tempo.2) *
Ma non solo la proverbiale cautela e lentezza del Governo pontificio dovevano cooperare al rinvio della conclusione. Si stava infatti modificando completamente la cornice, entro la quale si erano fino a quel momento svolli i primi passi delle tratta­tive. Infatti la campagna militare andava rovesciando le sorti della guerra. Raccolte le sue forze, il Radctzki era passato all'offensiva e gli scontri sfortunati di Governolo (19 luglio) e Rivoli (22 luglio) non gli avevano impedito di porre l'esercito piemontese in una posizione pericolosa. Dopo Sona, Sommacampagna, Santa Giustina, la scon­fitta totale era stata inflitta a Custoza (23-24 luglio) e Carlo Alberto incalzato dagli Austriaci era stato costretto a ritirarsi dietro l'Oglio e l'Adda. Di qui la strategia avreb­be suggerito di ripiegare su Piacenza, riordinare l'esercito, preparare la riscossa. Ma il Re ritenne debito d'onore non abbandonare Milano e ne tentò la difesa: impresa temeraria e disperata, cui il 4 agosto fu costretto a rinunziare.3)
Ritiratosi Carlo Alberto entro i confini dello Stato, si entrava in una nuova, delica­tissima fase. H rimaneggiamento del ministero, in cui entrano il Casati, il Collegno, il Gioberti come ministro senza portafoglio, e la sua breve durata al potere (29 luglio 8 agosto) rispecchiano l'agitazione degli animi. La guerra non è finita scrisse Lorenzo Pareto al Ministro di Sardegna a Roma come ben vede la S. V. Ili*; ed a questa guerra a cui è interessata tutta l'Italia per ottenere la sua indipendenza dalla preponderante dominazione Austriaca, dovrebbero pure attivamente cooperare gli Stati del Pontefice ugualmente minacciati da immensi disastri, se le cose tutte matura­mente si ponderano . Lo sviluppo degli avvenimenti obbligava il gabinetto piemontese a modificare i piani, a restringere gli obiettivi ai problemi più urgenti. c< Noi avevamo intavolato colla Santa Sede riassumeva il Ministro degli esteri trattative per ottenere dalla medesima un valido concorso alla guerra, noi eravamo sempre di­spostissimi a conchiudere una lega politica colla medesima e gli altri Stati Italiani. E noi finalmente avevamo iniziato un negoziato per vedere abolita la giurisdizione
!) Dispaccio Ministero degli Esteri, u. 215, 25 luglio 1848.
a) Rapporto Pareto, 4 agosto 1848, n. 431.
3) In un dispaccio confidenziale del 6 agoBto 1848, si dava notizia al rappresentante di Sardegna a Roma della ritirata dell'esercito nei termini seguenti: ce Sua Maestà nella generosa mira di preservare Milano dall'invasione austriaca, o quanto meno di salvare la vita e la proprietà cotanto minacciate di quegli abitanti erasi colà recato alla testa di un grosso nerbo di truppe del suo esercito, ma assalito questo da un numero di gran lunga maggiore di uomini era saggio umanissimo consiglio di non ostinarsi in una cosi disuguale lotta che avrebbe costato la vita a gran porto del suo Corpo d'Armata, ed esposto la città di Milano agli orrori d'una occupazione d'un posto strappato dalla violenza e dalla forza nemica. Usci pertanto il Re colle sue truppe da quella posizione resasi cosi pericolosa alla condizione principale però che crasi proposta che fossero salve le vite e le proprietà di quegli abitanti.