Rassegna storica del Risorgimento

1847-1848 ; CHIESA ; SARDEGNA (REGNO DI) ; STATO PONTIFICIO
anno <1951>   pagina <28>
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28 Romolo Quazza
al rappresentante ordinario del Regno Sardo pervenne all'abate il 13 settembre, essendo stato il suggerimento del Pareto immediatamente accolto.1)
H Rosmini si dimostrò pronto a prestare l'opera sua, acciò l'intrapresa nego­ziazione pel Concordato [avesse] quel sollecito risullamento , ohe il Governo torinese desiderava;2) ma ritenne opportuno mettere bene in chiaro una questione, che minac­ciava di cagionare molti equivoci. Quando il precedente ministero gli aveva dato l'incarico di negoziare a Roma, non si trattava di ce condurre unicamente al loro ter­mine le trattative incamminate dal Sig. Marchese Pareto e limitate al solo articolo del foro ecclesiastico; ma bensì di stabilire un pienissimo accordo fra lo Stato e la Chiesa rispetto a tutte quelle materie miste, nelle quali fosse possibile qualche colli­sione o mala intelligenza reciproca . Questa era la ragione per cui si era pensato ad un inviato straordinario. Attcstava quell'intendimento un paragrafo delle istruzioni,, recanti la data del 6 agosto, le quali, pur essendo senza firma, rappresentavano la ste­sura scritta di quello che era stato deciso in Consiglio. La libertà ecclesiastica unita all'indipendenza civile dicevano le istruzioni e quindi la separazione e la concordia del potere spirituale e del potere temporale, è il fine cui mira il Governo col Concordato religioso. Per mezzo di esso le due potestà saranno perfettamente libere, ciascuna di loro nella sua sfera, e l'ima non potrà invadere il dominio dell'altra. La libertà di associazione sarà quindi assicurata alla Chiesa non meno che allo Stato; e quando nel seno dell'una delle due Società sorgesse una Congregazione che potesse compromettere gl'interessi dell'altra (a proposito dello stabilimento di nuove case religiose), la lite verrà decisa dal potere giudiziale. Si escludono da questa regola soli i Gesuiti e le Dame del Sacro Cuore; sia perchè l'incompatibilità di questi due Sodalizi colle libere istituzioni fu già* definita dall'opinione universale; e perchè il rimettere in dubbio ciò che fu già concluso su questo punto aprirebbe la via a infiniti disordini. L'abolizione dei Gesuiti e delle Gesuitesse negli Stati della Lega italiana è uno di quei fatti compiuti che non si possono rivocare, perchè furono il principio e la condizione necessaria del nostro risorgimento; onde tanto sarebbe il sospenderli, o disfarli; quanto il mettere in incerto il nostro risorgimento medesimo.
1) Con dispaccio n. 241 deH'8 settembre 1848, il Perrone così rispose al Paretor Ho ricevuto i di lei dispacci del 2 corr. 455, 456. Nulla rimanendomi ad osservare intorno ai riflessi da lei fatti in quest'ultimo foglio ed al generoso desiderio manifesta­tomi per vedersi associata la coopcrazione del Sig. Abate Rosmini anche nella negozia­zione pel Concordato sulla giurisdizione ecclesiastica, io scrivo perciò in tale conformità una mia lettera allo stesso sig. Abate, quale invio qui unita a sigillo alzato acciocché ella abbia prima notizia del suo contenuto. Io punto non dubito però ch'ella prose­guirà ad adoperarsi col solito di lei zelo negli affari che tratterà il Sig. Abate Rosmini onde prestargli reciprocamente un efficace concorso, e così raggiungere nobilmente l'alto scopo che il bene del Regio servizio e dello Stato richiede, e tale così desiderabile successo potrà piò agevolmente conseguirsi colla piena riunione ed aziono dei loro uffici, nelle quali io porto rutilerà min fiducia.
2) Noi rapporto n. 462'*'' del 13 settembre il Pareto scrisse al Perrone: <c Ho avuto l'onore di ricevere il dispaccio n. 241 che V. E. diressemi l'8 corr10. Consegnai tosto al­l'abate Rosmini la lettera che vi andava unita ed in conformità della quale egli si pre­sterà volentieri acciò l'intrapresa negoziazione pel Concordato abbia quel sollecito risultamento che si desidera dal nostro Governo. Del canto mio nel porgere all'È. V. le mìe azioni di grazie per l'adesione data alla fattale proposizione di associarmi cosi distinto personaggio, io non mancherò di edoprarmi coi maggior zelo all'oggetto sopra­indicato.