Rassegna storica del Risorgimento
1847-1848 ; CHIESA ; SARDEGNA (REGNO DI) ; STATO PONTIFICIO
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1951
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Problemi di politica ecclesiastica, ecc. 29
Il tenore delle istruzioni sopra riportate indicava chiaramente che la questione era stata considerata dal precedente gabinetto sotto una visuale molto più ampia. Riconducendola ora entro i limiti ristretti, dai quali si era partiti all'inizio, la situazione si modificava assai e mutava pure il punto di vista del Rosmini rispetto alla sua partecipazione alle trattative. Convengo quindi pienamente con V. E. scrisse al Perrone il 15 settembre che restringendosi ora la primitiva idea, e limitandosi il desiderio del Governo alla conclusione dell'affare del foro ecclesiastico, come cosa di urgenza, sia del tutto conveniente che questo Ministro Plenipotenziario di S. AL prosegua la negoziazione ben innoltrata e la porti a une; né a me potrebbe riuscire aggradevole il prendervi una parte officiale. Grato pertanto della confidenza che V. E. si compiace riporre in me, anche rispetto a quell'importante negozio, come pure della gentile e modesta disposizione di questo egregio Ministro d'avermi cooperatore agli ulteriori negoziati, io prego l'È. V. di permettere che io presti quella qualunque opera mia al loro buon esito in modo del tutto officioso, trattando, beninteso, la cosa con egual zelo e premura come se fossi investito di commissione officiale .
Rimessa così definitivamente la pratica nelle mani del marchese Pareto, questi si trovò nuovamente di fronte al solito sistema da cui non si diparte mai la Corte di Roma, di trarre a lungo qualunque siasi trattativa che riguarda a fi ari ecclesiastici. Il cardinale Antonelli rispose alle sollecitatorie del plenipotenziario sardo, assicurando che avrebbe nuovamente chiesto ordini e istruzioni al Pontéfice, il che era evidente* mente un modo di dilazionare le trattative. )
Finalmente il 5 ottobre il Pareto riuscì ad avere col Cardinale un abboccamento, sia pure in via preliminare, e a strappargli qualche dichiarazione meno generica. La Santa Sede, adunque, dalle parole di Sua Eminenza appariva disposta a modificare i precedenti concordata, per quanto concerneva il foro ecclesiastico, ma non ad accettare in pieno i quattro articoli del progetto presentato dal Governo piemontese. Sembrava intenzione della Santa Sede prendere a modello la convenzione stipulata poco prima con la Toscana, convenzione che verteva su materia più ampia. Non fu però difficile al Pareto indovinare che un recondito pensiero dominava le trattative da parte della Curia romana: ((Facendo essa concessioni che sebbene richieste dalla necessità dei tempi considera tuttavia come importanti e tali da diminuire l'influenza da lei sempre esercitata, intenderebbe- così osservava il Pareto esigere dal nostro Governo un qualche compenso, quale sarebbe l'accordare alla Chiesa un'intera libertà nei Stati sardi. Questa condizione sarebbe stata posta probabilmente in modo aperto, come punto di partenza, dei negoziati, appena questi si aprissero ufficialmente: cosa che 1"Antonelli annunziava dovesse avvenire sollecitamente.
La convenzione col Governo toscano, la quale non era stata ancora ratificata, anzi neppur presentata alle Camere, per timore che venisse respinta, *) recava la data del 30 marzo 1848,3) constava di quindici articoli ed era il risultato delle trattative condotte dal cord, Carlo VizzardeDi per la Santa Sede e da mons. Giulio Boninsegni, provveditore dell'Università di Pisa, per la Toscana. L'art. 1 dichiarava i vescovi
i) Rapporto Pareto, 21 settembre 1848, n. 470.
2) Avverte il Pareto nel rapporto 6 ottobre 1848, n. 480: Non devo finalmente tralasciare d'indicare a V. E. che il Concordato concbiuso tra la SI Sede e il Governo Toscano, che a norma di quanto riferii sopra, dovrebbe servire di base al nostro, non è stato paranco ratificato, ne, da quanto mi risulta, è intenzione di quel Gabinetto di presentarlo alle Camere Legislative, temendo possa essere dalle medesime rigettato.
*) Una copia trovasi acclusa al rapporto del 7 ottobre, n. 481.