Rassegna storica del Risorgimento

1856-1861 ; SARDEGNA (REGNO DI) ; SERBIA
anno <1951>   pagina <45>
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La politica serba del Regno di Sardegna: 1856-1861 45
di una profónda unità spirituale e nazionale serba era stata mantenuta in vita, nono­stante le divisioni e la dispersione del mondo serbo, grazie alla presenza e alla funzione di conservazione nazionale svolta dalla Chiesa ortodossa di San Sava, soprattutto dalla ricostituzione del Patriarcato in poi (1557). Di più, proprio il fatto tradizionale per'le Chiese di ceppo bizantino di appoggiarsi allo Stato, cioè per i Serbi ai nuovi dominatori dei Balcani, i Turchi ottomani, aveva consentito una espansione religiosa e per ciò sólo anche politico-nazionale del serbiamo bea al di là delie frontiere origi­narie della Serbia ovunque si fossero stabilite guarnigioni militari. Serbia, terre serbe furono chiamate tutti i luoghi dal Iago di Ocbrida alla pianura ungherese dove si applicava la giurisdizione ecclesiastica del Patriarcato serbo. 1)
-Alle soglie del secolo XTX i Serbi erano, fra gli Slavi del sud, l'elemento più attivò e dinamico, tenuto insieme da una salda unità religiosa e dalla sopravvivenza, dopo secoli, di quel mito di Kossovo che si presentava oggi come idea di una ripresa o rivincita soprattutto nazionale. , fra i Serbi, il gruppo di famiglie raccolte nella Suma-dija caratterizzato da forte coscienza nazionale, dalla convinzione di avere una missione nazionale da compiere, da una sana anche se informe democrazia, da un grande coraggio spirituale e morale, dalla capacità infine di formulare delle idee e di metterle in pratica fu quello che assunse una funzione direttiva, tanto più che nel-l'espandersi verso mezzogiorno, lungo tutta la valle della Morava, la Serbia era venuta per ciò solo a prendere una sua posizione centrale nella penìsola balcanica. Paese aperto dunque in tutte le direzioni, accessibile da ogni parte, la Serbia come tutti i Balcani fu in certo modo il terreno di incontro e di contrasto di varie influenze politiche, culturali anche religiose, provenienti da Oriente, dall'Europa centrale e da quella occidentale.2)
E aspetto negativo di un urto secolare fra sistemi politici e sociali diversis­simi in conseguenza di questa lotta per il dominio dei Balcani, cioè per l'eredità bizantina, era inevitabile che anche nel paese prendesse piede una consuetudine di complotti politici, di cospirazioni attraverso cui nei periodi di pace veniva ad espri­mersi l'urto tra le Potenze, soprattutto Russia e Turchia e poi Austria, alle quali face­vano capo gruppi dirigenti in lotta per il potere. Così, pur trovandosi esposta a grandi incognite e pericoli, l'iniziativa del suo ceto dirigente e Fonda portante di fortunate circostanze o combinazioni internazionali, unite ad un processo di maturazione gene­rale, cioè anche culturale e letterario, dovevano far emergere la Serbia come Piemonte balcanico, con un peso notevole nei calcoli della Russia e dell'Austria, poi delle altre Potenze.
L'alternarsi al potere dello due dinastie degli Obrenovic* e dei Kavageorgevid sottolineato da complotti, osili, assassini di pretto stile balcanico fu espressione di questa situazione generale di contrasti. Al di là di essa, il paese intanto si stava facendo le ossa. E se gli Oh reno vii? sol t o lineeranno la loro presenza soprattutto in senso espansivo, come attuazione della<K missione nazionale serba, 1 Karagcorgcvic", anche per le. mutate circostanze internazionali* indirizzeranno la loro attività verso riforme sostanziali che incoraggino un processo di maturazione in tutti i campi. Sembra quasi che nel corso
1) per tutti questi problemi vedi L. HAOROVJGS, Le peti pi e serbe et son Église soia la dominatimi Turque; Po rigi-Bud apes t, 1948; JEAN MOUSSBT, La Surbie et son Église (1830-1904); Parigi, 1938. jM
2) per questi problemi cr. JOYAIPT CVJIC, Studiti* in Jugoslav Psyefcufogy in Ths Slavonie Review, marzo 1931, pag. 664 e segg.