Rassegna storica del Risorgimento
1856-1861 ; SARDEGNA (REGNO DI) ; SERBIA
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1951
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48 Angelo Tamborra
aveva rinsaldato l'unita e irrigidito tatto il fronte conservatore turco-russo-austriaco, tuttavia qualche risultato in senso nazionale si era pure avuto. I serbi soggetti agli Absburgo, tenuti insieme soprattutto dui vincolo religioso e stretti intorno al Patriarca Rajacié, proprio per la presenza dei volontari e degli aiuti provenienti d'oltre Danubio guardano ormai decisamente verso il Principato come punto di convergenza delle loro aspirazioni, centro ormai definito di iniziativa nazionale. Tanto più che intorno a quegli anni è tutto il paese, anzi il serbiamo intero, tutte quelle che da secoli vengono chiamate terre serbe che vedono accentuato e avviato verso mete più alte il processo di maturazione spirituale e culturale. Djuro Dani èie, autore della Guerra per la lingua serba, aveva chiamato l'anno 1847 come il più fruttuoso per l'anima serba: in quell'anno Yuk Karudzid pubblicò la sua traduzione del Nuovo Testamento; Joksim Movie Oto-5anìn il suo poema Lazarica, Brauko RaditSevié le sue poesie. Lo stesso anno gli studenti di diritto e di filosofia della Scuola superiore di Belgrado si unirono nella Dru-zina Mladezi Srbske (Unione fraterna e patriottica della gioventù serba) stabilendo contemporaneamente contatti sotterranei con la gioventù serba di oltre Danubio, a Pest, a Presburgo, a Eperies ecc. Nel complesso, denteo e fuori, un notevole fermentare di idee, di aspirazioni, un accostarsi sempre più confidente e libero di impacci all'Europa, all'Occidente. Ormai le mura varie che il Turco aveva eretto fra la Serbia e l'Europa politiche, economiche, psicologiche anche cadevano l'una dopo l'altra e si accresceva di anno in anno l'influenza dell'Occidente su tutte le forme della vita associata serba. E questo Occidente vi è presente con viaggiatori, avventurieri, studiosi, giornalisti che girano un po' tutti i Balcani e tengono d'occhio soprattutto la Serbia: dai francesi Cyprien Robert, Lejean, Ami Boué, Viquesnel, ai tedeschi Hahn, Kauitz, Gresebach e Mùller; dagli inglesi Irby, Spencer, Paton, Mackenzie per giungere agli italiani Marc'Antonio Canini, A. Ubicini Cuniberti. E vi è presente anche il russo Hilferding, che diverrà poi presidente, a Pietroburgo, del Comitato panslavo.
Un sensibile passo innanzi, sulla lunga via verso l'indipendenza, recò la guerra di Crimea e il trattato di Parigi nel marzo 1856. Esitante fra hi Russia, sua protettrice, e la Turchia da cui legalmente dipendeva, un atteggiamento prudente e deciso di neutralità armata rivolto anche verso un eventuale e minacciato intervento austriaco in Serbia fece uscire la Serbia indenne dalla crisi orientale, col vantaggio notevole di essersi guadagnata hi fiducia e insieme l'interesse delle Potenze occidentali. Non era stato estraneo a questi risultati il viaggio compiuto nel 1852 a Parigi dal Gara-sanin, che nel passare alla pratica applicazione dei postulati del Nacertanije vedeva nel l'appoggio alla politica francese la terza alternativa che doveva sottrarre la Serbia albi pesante influenza russa come albi invadente presenza austriaca nei Balcani.
Ed era naturale che in Serbia si guardasse alla Francia del terzo Napoleone come alla erede diretta di quella del primo, che con le Province illiriche aveva cominciato a dare corpo a quella confusa aspirazione unitaria degli Slavi del sud che va sotto il nome di illirismo, e la prima forma sotto cui appare nella storia l'idea jugoslava. ')
Da Parigi in poi, in forza degli articoli 28 e 29 del trattato, 2) la Serbia acquistava di colpo maggiore libertà di movimento e di iniziativa: pur continuando a dipendere
1) F. ZWITTKR, UìyritimB et sontiment yougoaluva, in Le mondi Slave, aprile 1933, pag. 40.
2) Trattato di Parigi 30 marzo 1856 Articoli relativi alla Serbia:
Art. 28. La Principautc do Servio continuerà a relever de la Sublime Porte, con/or-mément aux Hata imperiaux qui Jixent et diterminent ses droit et immunilés placSs dSshor" mais sous la garanti* coUéctive des puissuncu contraetantes. En conséquence, la dite