Rassegna storica del Risorgimento
1856-1861 ; SARDEGNA (REGNO DI) ; SERBIA
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1951
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Angelo Tamborra
giorno in cui 1 A. S. avrebbe potuto, volendolo, dar prova al mio Paese della sua amicizia col coadiuvarlo nelle eventualità dell'avvenire.
iUUos non si sottrasse all'accenno esplicito dell'inviato sardo, ma con quella franchezza che era nei tratti del suo carattere e che senza dubbio avrebbe contribuito ad avviare le relazioni appena inaugurate col Piemonte verso un clima di sincerità e di fiducia, gli chiarì subito i limiti delle possibilità serbe: avrebbe fatto volentieri quanto stava in lui., ma che sventuratamente poteva far poco, trovandosi in posizione assai difficile, che resistenza del suo paese era assolutamente alla discrezione dell'Austria e della Turchia le quali potevano, chiudendo le loro frontiere ed intercettando così ogni commercio della Serbia, cagionare a queste popolazioni una totale rovina, che la navigazione del Danubio era esclusivavì ente in mano dell'Austria, che le cose sarebbero andate diversamente se l'appoggio della Francia e della Russia e lo stabilimento di compagnie di navigazione estere sul Danubio avessero coadiuvato a svincolarlo dalla schiavitù in cui giaceva.
Astengo tranquillizzò subito il canuto Generale, perchè non si voleva da lui cooperazione attiva ed evidente ma piuttosto passiva ed occulta... tutto si sarebbe potuto concertare in modo da salvare la sua responsabilità fino a tanto che avesse avuto a temere dell'Austria: operando in tal modo egli avrebbe acquistato titoli grandi alla gratitudine delle altre Potenze interessate e avrebbe accresciuta la gloria del suo nome già meritatamente grande in Europa. Con l'animo in pace sui limiti della collaborazione richiesta da Torino che non proponeva una alleanza o tanto meno che la Serbia scendesse in campo, al momento opportuno, contro l'Austria; toccato dal miraggio dell'aumento di prestigio che sarebbe venuto a lui e alla Serbia da un atteggiamento di collaborazione, il vecchio Milos seduta stante invitò Astengo a dirgli schiettamente che cosa si voleva da Ini. Astengo non se lo fa dire due volte: facendo uso di una franchezza più che militare e raccomandato il massimo segreto, gli rivela che quantunque nulla vi fosse di concertato, pure l'esperienza degli scorsi anni ci doveva far prevedere come possibile un movimento in Ungheria se la guerra avesse preso piede in Italia . Per questo, sarebbe stato molto utile alla causa comune che la popolazione serba al di là del Danubio tenesse un contegno ben diverso da quello tenuto nel 1848 e 1849... per ottenere questo risultato era necessaria la cooperazione morale dei Serbi al di qua del Danubio e principalmente la sua propria, atteso l'influenza grande ch'egli aveva su tutta la Nazione serba..,, Nient'altro che questo; e, infine, con brutale franchezza, la stoccata finale: debbo scrivere al mio governo se il principe Milo! è per lui o contro di lui ?.
Milo., poveretto, doveva essere rimasto letteralmente senza fiato se ce dopo un istante di silenzio prese ancora tempo col dire di non essere stato avvezzato mai dalle altre Potenze a trattare gli affari cosi francamente quantunque questo fosse stato sempre il suo desiderio , La franchezza eccessiva del rappresentante sardo che senza dubbio aveva forzato e accelerato un po' i tempi, tutto sommato non era dispiaciuta al vecchio Principe. Ad essa non si poteva necessariamente far fronte che con una risposta poco impegnativa e MiloS, nel congedare il console Astengo, si limitò a frasi generiche di ammirazione per la nuova via aperta alla politica di Cavour, Io pregò di .ringraziare Re Vittorio Emanuele (cui aveva di recente inviato una lettera di cui Astengo non sapeva nulla), assicurandolo ohe avrebbe nell'interesse del suo paese fatto quanto stava in lui per coadiuvarci negli avvenimenti che sì stavano maturando. .
Più conclusivo fu il colloquio del giorno successivo con Michele e poi con Io stesso Milos. Si scese ai particolari sulle armi che la Serbia non poteva certo mettete a diano-