Rassegna storica del Risorgimento

1856-1861 ; SARDEGNA (REGNO DI) ; SERBIA
anno <1951>   pagina <53>
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La politica serba del Regno di Sardegna: 1856-1861 53
sizmnc e di coi vi era prati penuria fra le popolazioni ungheresi; la proposta sarda di farne deposito lungo il Danubio nel territorio della Serbia non trovò opposizione in Michele, che ne avrebbe parlato al padre. D giorno dopo, mentre Astengo si trovava ad un nuovo colloquio con Michele, fu lo stesso Principe Milo5 a fargli una grata sor­presa, a comunicargli cioè il consenso suo e del governo serbo per 0 deposito delle armi: ho sentito che siete da mio figlio e sono venuto ad annunciarvi che potete scrivere al vostro Governo di'io lasci ero entrare e far deposito dì tutte le mercanzie possibili e quando piacerà a coloro che le porteranno* poco curandomi di sapere se dette mercanzie siano armi, cannoni o munizioni, voglio che il commercio sia affatto libero nei miei Stati e in quanto alle dogane si troverà modo che non vi disturbino.
Come si vede la alternativa cui non mancava il piglio niente affatto diplomatico o con noi o contro di noi aveva sortito il suo effetto e la missione Astengo a prima vista non poteva iniziarsi sotto migliori auspici, circondata com'era anche dalla simpa­tia deua popolazione. E Astengo diversamente dagli altri consoli che quantunque da molti anni a Belgrado non hanno relazioni di sorta perchè non vogliono farne, si fece presentare in molte famiglie dove fu accollo come un amico , tanto era l'interes­samento generale alle cose italiane, espresso fra l'altro dalle continue richieste di gior­nali formulate dallo stesso Principe Milos.
A Torino, in realtà, le cose sono viste in maniera un pò* diversa, non quanto alla sostanza degli accordi raggiunti per il deposito delle armi lungo il Danubio, sa terri­torio serbo, quanto invece alla precipitazione e al modo alquanto rude con cui è stato ottenuto tutto questo, almeno come promessa di massima, senza impegni precisi e cir­constanziati di esecuzione. Milos, in definitiva, visto che questa iniziativa era giunta, improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno, o quasi, dalla Sardegna e dalla emi­grazione ungherese, vuol vedervi un po' chiaro. Seduta stante spedisce il figlio Michele a Parigi e a Londra, con compiti esplorativi, soprattutto per rendersi conto se e fino a qual punto fosse possibile creare un collegamento efficace fra la questione italiana e la questione d'Oriente. Michele a Parigi si incontra infatti con Napoleone IH il quale, secondo quanto riferisce Kossuth, *) fece capire nettamente la sua intenzione di non creare complicazioni maggiori di quelle esistenti e che avrebbero interferito con i più vasti interessi della Russia, della Turchia e soprattutto dell'Inghilterra, ma di limitare l'azione in Ungheria allo scopo di localizzare la guerra su territorio austriaco. È evi­dente tuttavia che il problema dell'indipendenza dell'Ungheria toccava molto da vi­cino gli interessi della Serbia che aveva da porre una ben precisa questione nazionale e territoriale. E per- questo Napoleone invita senz'altro i Serbi a facilitcr et a aidcr en Serbié Ies preparali fs des putriotcs hongrois. Je desire vi vera cut. que vous vous entendiez a ce sujet. Nasce da questa esortazione l'incontro, a Londra, fra Michele Obrenovid e Kossuth.
Come problema pregiudiziale, Kossuth si preoccupa di conoscere se la collabora -zinne della Serbia implicasse des ciniciitions qui portassent atteinte a l'integrile ter­ritoriale et à l'unite politique de la Hongrie et qui, par conséquent, scraient inaccep-tables. Michele elude questa domanda perentoria, non sì impegna: si limita ad. espri­mere il generico interesse della Serbia ad avere vicina una Ungheria indipendente piuttosto che un'Austria ostacolo principale alla nostra indipendenza. Vicinanza, questa, che condanna la Serbia alla alternativa o di rimanere tributari della Porta,
i) Cfr, Souvenir* cit., voi. I, pp. 251-259,